Con le modifiche allo statuto approvate ieri, l’associazione demA diventa un movimento politico. Democrazie e Autonomia (evidente il richiamo alle iniziali del cognome) è il contenitore con cui l’esperienza arancione del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, si proietterà al di fuori dei confini partenopei, a cominciare dalla prossima tornata amministrativa nei comuni campani.

L’orizzonte sarà anche nazionale ma con molta prudenza rispetto al quadro attuale: «Non siamo particolarmente interessati – ha spiegato de Magistris – a quello che accade nel Pd o nei dintorni del Pd, ad esempio le iniziative di Giuliano Pisapia o Massimo D’Alema. Siamo fuori dalle liturgie del centrosinistra tradizionale, da tutto quello che si agita o si disgrega. Per il nostro movimento ci vuole tempo, lavoreremo in connessione con le lotte nei territori, in Italia e in Europa. Beni comuni, ambiente, eguaglianza sociale e lotta alla corruzione sono i temi su cui aggregare forze».

Dopo gli scontri aspri con Renzi, cautela nei confronti dell’attuale governo: «Non c’è un nuovo quadro politico affascinante che ci spinga al voto. Da sindaco, ci sono due banchi di prova con l’esecutivo che ci daranno la temperatura dei rapporti: la riunione di lunedì prossimo su Bagnoli e la vicenda dei fondi bloccati al comune per il contenzioso relativo al terremoto del 1980».

La liquidità di cassa del comune è bloccata dal pignoramento di 120 milioni, ottenuto dal Consorzio Cr8 per opere post-terremoto del 1980 mai liquidate. Si tratta di lavori affidati all’impresa dal Commissario di governo alla ricostruzione istituito nel 1981. Il debito in realtà ammonta a 85 milioni (il resto è la penale) e al 90% è di competenza del governo. Mercoledì scorso il ministro Padoan ha provato a scaricare la responsabilità: «Non esiste un debito certo in capo allo Stato – ha detto durante il question time -. Sono in corso approfondimenti da parte del comune di Napoli e della presidenza del Consiglio» aggiungendo che l’amministrazione non si è adeguamente difesa. Da Palazzo San Giacomo tengono i toni bassi e proseguono a trattare con Palazzo Chigi.

Intanto demA si dà un’organizzazione, per adesso solo nel perimetro campano. Il direttivo approvato ieri resterà in carica fino a giugno, poi si rivoterà con i nuovi associati. Il sindaco è il presidente, il fratello Claudio (mente delle campagne elettorali e regista dei grandi eventi cittadini) segretario. Cinque gli assessori nell’organigramma: il vicesindaco Raffaele Del Giudice, Carmine Piscopo, Alessandra Clemente ed Enrico Panini. Tesoriere Alessandro Nardi: dal vertice della Napoli Holding, che riunisce tutte le società partecipate del comune, dovrebbe spostarsi alla Città metropolitana con l’incarico di Capo di gabinetto. In rapporto con il movimento anche due transfughi dal M5S: l’ex sindaco di Bacoli Josi Della Ragione, eletto con la civica Freebacoli e sfiduciato dalla sua maggioranza pentastellata, si ripresenterà alle comunali con le insegne arancioni; vicina a demA la sindaca di Quarto Rosa Capuozzo, costretta dal direttorio 5S a rinunciare al simbolo dopo l’inchiesta che coinvolge la camorra (in cui però è parte lesa).

Banco di prova del movimento le prossime comunali a Portici, Torre Annunziata, Pozzuoli, Sant’Antimo e Pompei. De Magistris promette di rimanere a Palazzo San Giacomo fino al 2021. Nel 2020 ci saranno le regionali e per adesso l’ex pm esclude di contendere al governatore Vincenzo De Luca la poltrona ma lo scontro tra i due per la leadership è già in atto e si fa sempre più aspro.