Venerdì al cinema Modernissimo di Napoli ci sarà l’assemblea congressuale di Dema, il movimento del sindaco Luigi de Magistris. L’appuntamento servirà ad avviare la discussione su temi come ambiente, lavoro, Mezzogiorno, migranti, mafie seguendo un doppio binario: le città con gli organismi istituzionali e i territori con i loro attivisti. Farne la sintesi è l’idea di Dema e in particolare di Carmine Piscopo, uno dei coordinatori del movimento e assessore all’Urbanistica di Napoli.

Sabato poi si passerà agli organismi con la rielezione, scontata, del presidente, Luigi de Magistris, mentre il fratello Claudio lascerà il ruolo di segretario per tornare alla sua attività di organizzatore di eventi culturali, anche se potrebbe comunque decidere di mantenere una funzione nella struttura.

Non tutto verrà definito il prossimo week end: si aprirà infatti una fase di consultazioni nelle regioni, da nord a sud, che porterà in autunno all’elezione dei rappresentanti locali. Dema infatti ha bisogno di strutturarsi nel paese in vista delle prossime elezioni europee e per avviare un progetto nazionale sulle ceneri del centrosinistra.

Domenica scorsa de Magistris senior è stato a Roma al congresso di Diem 25, in cui si è discusso del programma di Primavera Europa, la lista transnazionale che competerà alle europee 2019, tenuta a battesimo da Yanis Varoufakis, Benoit Hamon e dallo stesso sindaco di Napoli. Dema cercherà di costruire un ponte con l’altra lista di sinistra, quella dell’appello di Lisbona sottoscritto da France Insoumise di Jean-Luc Melenchon, gli spagnoli di Podemos e il Bloco de Ezquerda portoghese, a cui ha aderito Potere al popolo. Si lavorerà per non arrivare divisi alle urne: «Siamo fondatori di un processo di unità – ha commentato ieri il sindaco – tra tutte le persone, i movimenti, le associazioni, gli amministratori che sono per la rivoluzione intesa come rottura del sistema e come affidabilità di governo».

Venerdì intorno alle 18 ci sarà l’intervento di de Magistris, un intervento che definirà la fisionomia del movimento sul piano nazionale.

Intanto ha affidato ai social una traccia di lavoro: «Vogliamo fare la rivoluzione senza confini. Dall’acqua pubblica, alla rottura dei rapporti tra mafia, corruzione e politica, per la pubblicizzazione dei servizi di rilevanza costituzionale, per il diritto come strumento di trasformazione sociale e non come grimaldello repressivo dell’ordine costituito, per le città dell’accoglienza contro le comunità degli egoismi».

E sul governo giallo verde: «Mi sembra lontano dalle esigenze dei territori e del Sud. Anzi, sembra che il problema del paese siano le persone povere: non c’è niente sugli enti locali, sulle città, sui bisogni della popolazione. Sembra un regolamento di condominio antimeridionale ma valuteremo dai fatti. Avevo espresso compiacimento per il voto ai 5S, poi si alleano con chi ha governato con Berlusconi, va a braccetto con l’estrema destra e saltava cantando odio nei confronti dei napoletani».