Ventidue ore filate di consiglio comunale, alle 7 di ieri mattina a Napoli è stato approvato il bilancio previsionale 2014. I due voti in più della maggioranza sono diventati tre con il consigliere di Sel. Questo potrebbe essere il segnale che l’amministrazione tiene nonostante sul sindaco Luigi de Magistris penda la sospensiva, in base alle legge Severino, dopo la condanna a un anno e tre mesi per il processo Why Not. «Ringrazio Putin e Obama, tra i pochi che non sono intervenuti sulla mia vicenda, oltre al Santo Padre e al comandante della Nato» le parole di de Magistris per stemperare un po’ il clima dopo due giorni ad alta tensione.

Di andarsene (come chiedono il Pd, il M5S, la Cgil regionale, tutta la destra e persino gli amici Raffaele Cantone, Nichi Vendola e Antonio Ingroia) non se ne parla proprio: se il prefetto farà scattare la sanzione, farà il «sindaco di strada con la fascia con su scritto ‘sindaco sospeso’. Sistemerò le aiuole, per esempio, insomma starò di più con i miei cittadini». C’è qualcuno che lo sostiene fuori Palazzo San Giacomo? Il Prc ed Erri De Luca i soli a chiedere che resti.

La strategia per rompere l’isolamento (vista anche la freddezza con Napolitano, i ferri corti con Renzi e il governatore Caldoro, l’indignazione dell’Anm) passa dalle interviste in tv, ieri da Fabio Fazio, e dalla pubblicazione sui social network degli atti dei processi che lo riguardano: «Narrerò ai cittadini una storia forse non conosciuta da tutti». Quella sentenza è sbagliata, intrisa di illegalità, ripete, «non mi dimetterò, saranno le elezioni a cacciarmi da sindaco di Napoli. Sto portando la città fuori da una crisi gravissima, rifiuti, debiti, è un errore se mi dimetto. E poi chi me lo chiede, la politica? Chiediamoci piuttosto perché vogliono commissariare Napoli e mettere le mani su Bagnoli».
La strategia per uscire dall’angolo passa insomma per uno scontro frontale. Il sindaco sembra aver incassato l’appoggio del consiglio e anche degli assessori, persino di quelli di area Pd. L’isolamento generale non sembra spaventarlo («al di là delle intese istituzionali formali, nei fatti eravamo soli anche prima» è l’idea che gira a Palazzo San Giacomo), se il prefetto farà scattare la sospensiva de Magistris farà opposizione al Tar, gli atti verranno firmati dal vicesindaco mentre l’ex pm avrà tempo per stare di nuovo per strada, un anticipo di campagna elettorale visto che intende ricandidarsi nel 2016. Intanto, naturalmente, c’è anche l’appello alla sentenza di condanna con la prescrizione che dovrebbe scattare a inizio 2015. «Al massimo sarò per qualche settimana sospeso. E poi niente paragoni con Berlusconi: lui è stato condannato in via definitiva, io in primo grado».

La casella del vicesindaco è occupata da Tommaso Sodano, uno dei pochi in squadra fin dall’inizio. Anche lui ha una condanna in primo grado (ha spinto una vigilessa durante un consiglio comunale di Pomigliano d’Arco per far entrare i cittadini che protestavano), al suo reato la Severino non si applica, tuttavia il sindaco potrebbe chiedergli di far posto a un altro per rafforzare la maggioranza in consiglio. Una figura di garanzia e non politica, che regga il fortino in attesa del ritorno del sindaco.

Resta da capire se la città possa reggere una tensione simile. Alle porte ci sono le regionali di primavera, il 12 ottobre le elezioni di secondo livello per il consiglio metropolitano, che dovrà gestire la transizione verso le elezioni generali del 2016, con il sindaco di Napoli a capo del processo. Pd e Fi sembrano intenzionati a riprendere il controllo delle operazioni, liquidando l’esperienza arancione. Dalla Fonderia (la Leopolda partenopea che si chiude oggi) la parola d’ordine dei renziani è doppie primarie e chiedere agli assessori d’area di mollare. Lo spazio lasciato vuoto dagli arancioni verrebbe probabilmente occupato dai grillini, passati da 1,5% delle regionali al 22,9 delle europee.