Sarà la Corte costituzionale a decidere se l’articolo 33 dello Sblocca Italia relativo a Bagnoli sia legittimo o meno. Martedì il Consiglio di stato ha sancito che il commissariamento del Sito di interesse nazionale Bagnoli-Coroglio da parte del governo è ammissibile per quanto riguarda le bonifiche, di esclusiva responsabilità dello stato in quanto Sin. Ma ha anche sollevato dubbi di costituzionalità sull’esproprio delle competenze in fatto di urbanistica e rigenerazione urbana, in capo per legge a regione e comune di Napoli: è dubbio che il ruolo degli entri locali possa essere limitato a un parere in cabina di regia o in conferenza dei servizi.

Gli ermellini dovranno anche verificare se sia legittimo ricompensare i proprietari dei suoli espropriati con «strumenti finanziari» a 15 anni, che hanno «un valore effettivo molto aleatorio» e perciò il loro utilizzo sarebbe in contrasto sia con la normativa europea che con il dettato costituzionale.

«La sentenza mette fine alla stagione di ricorsi contro il governo – ha commentato il ministro Claudio De Vincenti -. Sull’unico punto rimesso alla Corte costituzionale, quello sulla rigenerazione urbana, abbiamo già superato la questione con il parere favorevole espresso dalla regione in cabina di regia». L’amministrazione partenopea ieri ha dato una lettura differente: «Il Consiglio di stato afferma che la cabina di regia e la conferenza dei servizi non garantiscono gli aspetti costituzionali tutelati dall’articolo 118 – ha spiegato il capo dell’Avvocatura comunale, Fabio Ferrari -. Regione e comune non possono essere emarginati in tema di urbanistica, ci vuole un’intesa tra governo ed enti locali. Sul punto c’è una giurisprudenza consolidata. La sentenza smonta la visione ’stato centrica’ dello Sblocca Italia e indica che il ruolo del comune deve essere centrale».

Il sindaco Luigi de Magistris incassa il risultato favorevole e commenta: «Siamo a un passo da un accordo storico su Bagnoli, visto il clima più disteso da quando a Palazzo Chigi è arrivato Gentiloni. Basta utilizzare il metodo del Patto per Napoli. Per quanto riguarda la prima parte della sentenza, si ribadisce che la bonifica è di competenza del governo: lo sappiamo da vent’anni, ma la situazione si è sbloccata solo a dicembre 2013, quando ho firmato la delibera ’Chi inquina paga’. E non dimentichiamo che il governo è già intervenuto una volta, in sede di conversione del decreto, per modificare il testo viste le contestazioni dei movimenti, delle associazioni e l’opposizione dell’amministrazione».

Poi sottolinea ancora un paio di aspetti: «Il comune ha difeso anche le prerogative della regione Campania, che aveva chiesto il rigetto dei nostri ricorsi. Evidentemente si è fatto prevalere un sentimento di acquiescenza istituzionale verso il governo, ritenuto più importante della Costituzione e della comunità che si amministra». E «la sentenza su Bagnoli traccia la strada per la difesa del territorio in Puglia, Basilicata, Val di Susa dove sono in coso torsioni che non sono costituzionalmente corrette».

Entro luglio tornerà a riunirsi la cabina di regia, ha annunciato De Vincenti, il sindaco non ha mai partecipato ritenendola illegittima. De Magistris chiede piuttosto un intervento normativo che superi il commissariamento: «E’ una decisione che compete al governo. Solo per nominare il commissario l’esecutivo ci ha messo più di un anno. Se si fosse proceduto con i poteri ordinari saremmo andati più veloci, ma si dovevano assecondare i capricci di qualcuno». A Matteo Renzi saranno fischiate le orecchie.