Le porte del governo sono sempre aperte per il governatore campano Vincenzo De Luca. Mentre Piero, il figlio dell’ex sindaco di Salerno nominato coordinatore scientifico del comitato per il Sì al referendum costituzionale, passa da un incontro all’altro per sostenere la riforma, il padre ottiene il sì di Matteo Renzi allo status di Zes – Zona economica speciale per Bagnoli e per i porti di Napoli e Salerno con i rispettivi retroporti. Il 10 agosto il Cipe dovrebbe approvare la ripartizione degli 11,4 miliardi del Fondo sociale di coesione e varare le Zes campane, che dovranno poi ottenere il via libera da Bruxelles.

Tre sono i vantaggi previsti: niente tasse sui prodotti importati e lavorati in zona; esenzioni su imposte come Ires, Irap e Iva, ma la misura dovrà essere sostenuta da un fondo ad hoc eventualmente stanziato dal governo per uno o più anni; la riqualificazione delle aree già prevista per un totale di 600 milioni.

Renzi vorrebbe chiudere in tempi brevi per affrontare il referendum con un nuovo slogan da utilizzare. Le Zes campane, però, portano con sé dei nodi da sciogliere. Venerdì il pm Stefania Buda ha dato parere negativo al dissequestro delle ex aree industriali di Bagnoli, oggetto del processo penale in corso per disastro ambientale.

I magistrati ipotizzano che la bonifica, costata circa 300 milioni, sia stata effettuata solo sulla carta. Il commissario di governo per il Sin Bagnoli-Coroglio, Salvo Nastasi, ha chiesto il dissequestro, l’ultima parola spetta al tribunale di Napoli collegio B, ma l’orientamento espresso dal magistrato è consentire l’accesso alle aree solo per i carotaggi propedeutici alla bonifica ma non alterare i suoli. L’otto settembre, infatti, verranno nominati dal tribunale i consulenti che dovranno effettuare una nuova perizia per stabilire se i siti sono contaminati, come sostiene l’accusa, oppure no (come da atti forniti dalle difese).

Non è chiara neppure la situazione dei porti di Napoli e Salerno. La riforma Delrio prevede che vengano accorpati in un’unica Autorità con sede a Napoli. Il ministro ha più volte chiesto che venga applicata in tempi rapidi in nome della semplificazione delle procedure, a partire dallo sdoganamento.

Lo scalo partenopeo langue, commissariato da tre anni, mentre Salerno si è ammodernato e cresce in volume di affari: marchio di fabbrica dello stile De Luca la nuova stazione, firmata da Zaha Hadid, inaugurata con Renzi. I dati generali non sono comunque incoraggianti: vanno bene i porti adriatici, in sofferenza Genova e La Spezia, praticamente fermo Gioia Tauro con -15,8% di tonnellate movimentate (mentre Port Said è a +144% e il Pireo a +127%).

Delrio si gioca una partita importante ma De Luca ha già pronta la richiesta di proroga dell’autonomia dei due scali campani per i prossimi tre anni (da inviare al ministro delle Infrastrutture dopo la pubblicazione della legge di riforma in Gazzetta ufficiale). La decisione spetterà al ministero, che potrà anche rifiutare o imporre un lasso più breve.

Le trattative non si fermano qui. Giovedì De Luca ha spiegato al ministro Giuliano Poletti che «credito d’imposta e defiscalizzazione sono importanti ma non bastano». Renzi ha visitato molte imprese private campane, si è intestato l’avvio del centro Apple per sviluppatori di app che partirà a Napoli il prossimo settembre (anche se aveva consigliato all’ad Tim Cook di investire da Roma in su) e adesso punta sulle Zes.

De Luca tuttavia ha ricordato a Poletti: «Non possiamo avere distrazioni da parte di Fincantieri e Finmeccanica». I progetti che avrebbero dovuto dare lavoro ai cantieri navali di Castellammare di Stabia sono finiti in Liguria e in Friuli, fermi anche i piani per il settore aerospaziale.

Venerdì c’è stato a Napoli un incontro tra sindacati e vertici di Leonardo-Finmeccanica, l’unica promessa portata a casa è l’impegno e non chiudere altri siti in Campania e Puglia.