Nello Mastursi, fedelissimo del presidente campano Vincenzo De Luca, ha ufficializzato ieri le sue dimissioni da capo della segreteria del governatore. La lettera è stata firmata sabato sera e consegnata lunedì al protocollo. La decisione sarebbe maturata per «motivi personali»: l’importante incarico in regione rende impossibile ricoprire il ruolo di responsabile dell’organizzazione del Pd campano. Avviata la macchina regionale, Mastursi ha scelto il partito. Questa la motivazione ufficiale, altre interpretazioni sono possibili.
Le voci sono cominciate a girare già da domenica, divise secondo tre correnti di pensiero. Mastursi (insieme al vicepresidente Fulvio Bonavitacola) è uno dei più fedeli collaboratori dell’ex sindaco di Salerno. A Salerno in primavera si vota. Per la prima volta da vent’anni la partita sembra aperta. Altri spiegano l’addio con divergenze nello staff: l’ormai ex capo della segreteria, troppo accentratore, avrebbe provocato forti malumori nell’entourage deluchiano, disaccordi sarebbero sorti anche nelle scelta di consiglieri del governatore, commissari e vertici delle partecipate. C’è infine chi punta il dito sul suo ruolo di responsabile della campagna elettorale di De Luca per le regionali: sarebbe in corso un’inchiesta sugli impresentabili finiti nelle liste di centrodestra e di centrosinistra. La stampa ne aveva individuati molti, la commissione Antimafia ne ha certificati 12, tre nell’area di centrosinistra (tra cui lo stesso governatore). I nomi inseriti nelle due civiche in appoggio a De Luca e in Centro Democratico avevano fatto salire lo scontro tra il Pd, che chiedeva maggiori restrizioni, e Mastursi che invece ha sempre difeso le scelte. Le dimissioni improvvise potrebbero essere la conseguenza delle indagini. Per la successione si fa il nome dell’assessore al bilancio del comune di Salerno, Alfonso Buonaiuto.

Il caso aperto in regione rende ancora più agitate le acque nel Pd, dove le comunali di primavera a Napoli si stanno trasformando nell’ennesimo psicodramma. In campo ci sono il sindaco Luigi de Magistris, che punta sulle civiche e l’endorsement di Sinistra Italiana e il suo sfidante del 2011 Gianni Lettieri, intenzionato a presentarsi con o senza appoggio di Forza Italia. I 5Stelle in città a maggio sono stati il primo partito con il 24,85% dei voti: il candidato lo cercheranno in rete, se non andranno al ballottaggio non convergeranno su altri nomi. Il Pd naviga a vista: l’unico che cerca di imporsi è Antonio Bassolino. Sono passati 22 anni dalla sua prima vittoria, i più giovani ricordano solo i rifiuti accumulati quando era alla guida della regione, non ha più lo zoccolo duro di voti nei quartieri popolari, il partito quasi per intero non lo appoggia, soprattutto ha sbagliato i tempi bruciandosi sui quotidiani senza avere la forza di ufficializzare la corsa. Il 20 novembre si riunirà la direzione del partito per decidere sulle primarie, intanto si cercano altre candidature.
Due le ipotesi: un nome dalla società civile che raccolga il 60% dell’assemblea, facendo superare le primarie, ma difficile che un imprenditore (come il presidente dell’Unione industriali, Ambrogio Prezioso) possa entusiasmare, oppure un politico da schierare alle primarie per ricompattare il partito. Nel perimetro dem, i nomi che girano sono il parlamentare Leonardo Impegno; il consigliere regionale Gianluca Daniele (dalla Cgil, ha raccolto a Napoli 16.821 preferenze); l’uomo di Giorgio Napolitano Umberto Ranieri, che perse le primarie del 2011 (poi annullate). Areadem sta lavorando alla lista di nomi su cui ottenere un ok di massima da Luca Lotti e Lorenzo Guerini, in modo da poter offrire la candidatura mettendo sul piatto l’appoggio di Renzi. Ma nessuno crede che l’accordo politico locale possa reggere. Bassolino è pronto a offrirsi come salvatore della patria.