«Ho presentato appello. L’ordinanza resta per tanto sospesa»: Vincenzo De Luca via Twitter rassicura tutti, la saga della decadenza può continuare. A fine novembre l’Antitrust aveva già sancito l’incompatibilità tra il ruolo di sindaco di Salerno e l’incarico di sottosegretario alle Infrastrutture e ai trasporti (seppure senza deleghe). Ieri si è aggiunto il tribunale di Salerno, che ha dichiarato il sindaco Pd decaduto per incompatibilità con l’incarico di governo, accogliendo il ricorso di alcuni parlamentari campani del M5S.

«Dopo oltre 250 giorni di incompatibilità si è giunti al triste epilogo di una vicenda kafkiana» il commento dei grillini, che proseguono: «Con la decadenza del sindaco decade la giunta e si procede allo scioglimento del consiglio comunale. La causa di un eventuale vuoto amministrativo è da addebitare, in modo esclusivo, a colui che, per oltre sette mesi, non ha operato una scelta». Per ora però la situazione è congelata dal ricorso: «Può farlo, ha dichiarato Andrea Cioffi, M5S, ma è un’ulteriore perdita di tempo per evitare di decidere». L’affaire De Luca rischia di far finire sulla graticola anche la prefettura, tirata in ballo dal coordinatore cittadino di Fi, Antonio Roscia: «Il prefetto di Salerno aveva e ha il dovere di intervenire già da tempo, per far rispettare la norma della incompatibilità». Se la portavoce di Fi alla camera, la salernitana Mara Carfagna, commenta «l’arroganza del potere per il potere ha prodotto una sceneggiata», ci va giù duro anche Gad Lerner: «Alla buon’ora Vincenzo De Luca è decaduto da sindaco: anche i salernitani ormai abituati a considerarlo eterno, impareranno a farne senza».

Al comando da un ventennio con la fama di sindaco sceriffo, è finito in una serie di processi legati ad appalti e cantieri (il più famoso riguarda il Crescent, un megacondominio sul lungomare), fino all’ultima inchiesta per corruzione e abuso d’ufficio legata alla campagna per le regionali perse nel 2010. Personaggio ingombrante, ha litigato con mezzo governo per le deleghe mai avute e mezzo partito, eppure a dicembre la mozione di sfiducia in parlamento è stata rimandata grazie a Pd, Scelta Civica e Ncd. Da bersaniano di ferro si è trasmutato in renziano convinto portando in dote al sindaco di Firenze un consenso bulgaro in città e nell’hinterland. In base ai «si dice», pare che De Luca volesse dimettersi da sottosegretario; lo stesso Renzi gli avrebbe chiesto di soprassedere. In tv ha detto: «Se devo scegliere mi dimetto da sindaco». Un occhio a Roma e uno a Napoli, De Luca sta seguendo la partita per l’elezione alla segreteria campana del Pd. I rapporti con il territorio sono importanti dal momento che vuole una seconda chance alle regionali del prossimo anno. La mission è occupare tutto lo spazio politico possibile, da Salerno fino a Roma.