Mario Caterino nella sua cittadina del casertano, Casal di Principe, lo conoscevano come Mario ‘a botta: braccio destro del boss Francesco Schiavone, detto Sandokan, era un super killer dei casalesi, latitante per sei anni prima dell’arresto nel 2011. Tra i beni che gli sono stati confiscati c’è una villa che nel 2014 è diventata il ristorante Nco – Nuova cucina organizzata: un bene sottratto alla camorra è tornato alla comunità diventando il luogo dove reinserire e rendere autonomo chi viene dall’area della salute mentale o dall’area penale. I prodotti che offre vengono da terreni sottratti ai clan. Martedì prossimo Nco chiuderà i battenti, i soci del consorzio puntano il dito contro la regione targata Pd del governatore Vincenzo De Luca.

Cos’è successo lo spiega il presidente del consorzio, Simmaco Perillo: «Ci occupiamo di reinserimento lavorativo ma accogliamo anche persone che hanno bisogno di soluzioni abitative, lo facciamo attraverso i budget di salute, un’esperienza nata sulla scia di Franco Basaglia e Sergio Piro. Si tratta di prestazioni sociosanitarie destinate alla disabilità e alla non autosufficienza con percorsi terapeutici costruiti sulla persona. Un’alternativa all’istituzionalizzazione della sofferenza, alla proliferazione di cronicari». Nel 2015, con la Sanità campana commissariata, arriva la svolta in negativo. Spiega Perillo: «Per il rientro dal debito la regione decide di dividere la spesa dei servizi sociosanitari: 50% in capo alle Asl; 50% agli Ambiti sociali di zona, che a loro volta sono coperti dalla regione con i fondi per il Terzo settore e dai comuni che partecipano ai Piani sociali di zona. Il problema è che i comuni sono in rosso e la loro quota resta in arretrato o addirittura inesigibile se vanno in default».

Il colpo finale nel 2016: «Con il decreto della Giunta regionale 282 De Luca ha stabilito che il comparto delle prestazioni sociosanitarie erogate dai Centri accreditati, come le grosse strutture che gestiscono i posti letto, poteva beneficiare delle anticipazioni da parte delle Asl per coprire la quota dei Piani sociali di zona, mentre le coop che gestiscono i budget di salute con i progetti terapeutici individualizzati invece no. Con quel decreto è stato chiuso un accordo con i potentati della sanità privata per milioni di euro e buttato sulle spalle del terzo settore l’onere di sopportare la crisi dei comuni. Più di 100 realtà strozzate dai crediti che è impossibile incassare».

I budget di salute sono nati in Friuli e poi sono approdati nel casertano. Dopo dieci anni di sperimentazione, nel 2012 la Campania è stata la prima a varare una legge regionale sul tema visti i risultati sulla riabilitazione delle persone e i risparmi per la Sanità. Un modello poi adottato in Lazio, Sicilia ed Emilia Romagna. La giunta De Luca ha rifiutato ogni interlocuzione fino all’annuncio, lo scorso 20 dicembre, della prossima chiusura della Nco per i due anni di mancati pagamenti. «Due esponenti Pd avevano preparato un emendamento alla legge finanziaria regionale varata la sera del 23 dicembre – spiegano dal consorzio – per permettere anche alle coop di utilizzare gli anticipi da parte delle Asl ma il testo è stato bloccato in commissione Bilancio, dove ha trovato la ferma opposizione di altri esponenti della maggioranza, a cominciare dal presidente dem della commissione Franco Picarone.

L’emendamento è stato sostituito da un testo che rimanda la questione, definendo il settore come una “sperimentazione” quando la regione l’ha normato sette anni fa». Il cambio in corsa, dicono voci di corridoio, andrebbe attribuito al fatto che ampliare la platea di beneficiari degli anticipi avrebbe ristretto la coperta per chi gode attualmente di questa possibilità.
Il 30 dicembre c’è stato un tavolo tecnico andato a vuoto, giovedì scorso Nco ha annunciato una conferenza stampa e, viste le prossime regionali di primavera, lo stesso pomeriggio è arrivata la convocazione da parte di De Luca per il 7 gennaio: «Gestiamo beni confiscati – conclude Perillo – se lo stato ci delegittima la camorra ci spara addosso».