Ddl Zan rimandato a ottobre, come si diceva una volta. A dopo le amministrative. Già, perché dopo lo stop imposto dalla pausa estiva, alla capigruppo del Senato nessuno ha alzato la mano per chiedere che la discussione in aula riprendesse già dai prossimi giorni.

La destra esulta, La Russa infilza Pd e M5S: «Ricordo che ci hanno fatto portare il provvedimento in aula a luglio senza relatore per l’urgenza che avevano. Adesso se ne parla dopo le elezioni. Strane queste urgenze a doppia velocità».

Nel Pd difendono la scelta, motivandola con la necessità di approvare prima il decreto sul green pass e poi la riforma della giustizia penale e civile. «Penso che il rinvio sia una decisione saggia», dice Monica Cirinnà, in prima linea per i diritti. «La giustizia ha la priorità perché la riforma è indispensabile per avere i fondi del PNNR. E poi in campagna elettorale le posizioni ideologiche si fanno più nette e non voglio correre il rischio che la legge finisca stritolata».

Andrea Marcucci, che guida l’ala Pd scettica sul testo uscito dalla Camera, si dice dispiaciuto e rilancia la tesi di un dialogo con la Lega: «Spero almeno che questo tempo possa essere utile per capire quale è la strada che garantisca l’approvazione della legge. Se servirà un confronto con le altre forze politiche, dobbiamo farlo».

Ma dopo le amministrative parte la sessione di bilancio e a inizio 2022 ci sarà l’elezione del presidente della Repubblica: il rischio che il ddl Zan finisca in un binario morto è reale. «Sono convinto che delle finestre per l’approvazione si troveranno perché la legge di bilancio resta a lungo in commissione e l’aula è libera», dice Zan.

Secondo Gasparri, «se avessero ritenuto che fosse una cosa condivisa e portatrice di consensi per la sinistra avrebbero preteso la immediata discussione». In realtà, visto che dopo la presa di posizione dei renziani i numeri sono a rischio, nel Pd hanno più probabilmente ritenuto di non presentarsi alle urne con una possibile sconfitta in una battaglia altamente simbolica.