Quale futuro aspetta il ddl Zan si comincerà a capire dalle 12 di oggi. A quell’ora scadono infatti i termini per la presentazione al Senato degli emendamenti al testo di legge contro l’omotransfobia e il passaggio determinerà l’iter e, forse, la sorte stessa del provvedimento, insieme alla reale volontà di cercare un compromesso da parte di Lega e Italia viva. Il partito di Matteo Renzi ha già fatto sapere che on presenterà emendamenti al testo, l’attenzione, quindi, sarà tutta per la Lega, sul numero e sul tipo di modifiche che verranno chieste.

Quelle presentate nelle scorse settimane dal presidente leghista della commissione Giustizia Andrea Ostellari, che cancellano ogni riferimento all’identità di genere, sono state già giudicate «inaccettabili» dal Pd. Per quanto riguarda il numero, invece, non dovrebbe esserci la solita valanga di emendamenti già vista in passato, anche per provare a raccogliere il consenso dei senatori renziani. Intanto sia dal Gruppo delle Autonomie che dal Psi sono stati annunciati due emendamenti. «Io personalmente non ho perplessità sul ddl Zan e lo voterei subito così com’è – ha detto la senatrice Julia Unterberger, delle Autonomie – ma prendo atto che la destra non lo vota e per favorire un compromesso presenterò un emendamento sugli articoli 1, 4 e 7». Riguarda invece solo l’articolo 4 la richiesta di modifica presentata dal senatore del Psi Riccardo Nencini.

Nel frattempo il fronte dei favorevoli al ddl segna un punto. Dopo aver evitato per mesi di prendere posizione, nella sua prima uscita da leader del M5S Giuseppe Conte ha difeso il testo: «E’ una legge che ha il nostro appoggio» ha detto al temine dell’incontro avuto a palazzo Chigi con il premier Mario Draghi. Le parole di Conte vanno in due direzioni: la prima è di sostegno a Enrico Letta e all’alleanza con il Pd. La seconda suona invece come un richiamo all’ordine per quanti, dentro al movimento, non sono convinti di sostenere la legge. Solo la scorsa settimana, al momento del voto sulla sospensive, cinque senatori pentastellati sono risultati assenti non giustificati a dimostrazione di quello che potrebbe accadere quando, come è praticamente scontato, si arriverà al voto segreto sugli emendamenti.

L’atmosfera che attende il ddl al Senato è comunque delle peggiori. Sia Matteo Renzi che Matteo Salvini continuano ad attaccare il segretario del Pd, al punto da usare le stesse parole: «Io invito da un mese al dialogo Enrico Letta e ormai ho, non dico la certezza ma quasi, che lui voglia affossare il ddl Zan», ha spiegato ieri il leader della Lega. E Renzi gli ha fatto eco: «Non capisco come il Pd, il partito che trovava le intese sulle unioni civili, sia diventato il partito che vuole affossare il ddl Zan». Per Renzi – che arriva a definire «una vergogna» il rifiuto a trattare – un accordo per modificare gli articoli 1, 4 e 7, «vale a dire quelli che, rispettivamente, introducono il concetto di identità di genere, che trattano al libertà di espressione e che riguardano l’insegnamento anti-discriminazione nelle scuole», sarebbe infatti a portata di mano.

Attacchi duri, che potrebbero essere però letti anche come il segno di un certo nervosismo da parte dei due Matteo su come lo scontro sul ddl Zan potrebbe finire. A chi lo attacca Enrico Letta replica ribadendo di non credere alla volontà di mediazione di Matteo Salvini e che il confronto avverrà in parlamento. «Non siamo aperti al confronto – spiega – con chi in Europa prende iniziative contro la comunità lgbt+, perché chi è omofobo in Europa non può essere un credibile interlocutore in Italia».

Per il segretario del Pd quella di oggi è una giornata decisiva: «Vedremo gli emendamenti presentati, sulla base di questo capiremo l’atteggiamento delle diverse forze politiche».

La possibilità che tutto slitti a settembre non è comunque solo un’ipotesi. Oggi si procederà con la discussione generale al termine della quale la presidente Casellati convocherà la capigruppo per decidere il nuovo calendario. Ci sono però una serie di decreti in attesa di essere convertiti e che hanno la precedenza. Del ddl Zan è quindi probabile che se ne riparli dopo l’estate quando, c’è da scommetterci, il testo contro l’omotransfobia entrerà da protagonista nella campagna elettorale per le elezioni amministrative.