La storia di Invader Studios, una software house indipendente italiana situata a Olevano Romano, ha qualcosa di filmico ed edificante, la traduzione di una favola a lieto fine dal verismo magico di un Frank Capra in una realtà italiana povera di belle sorprese durante la quale si sta ripristinando un doloroso «wertherismo», non più causato da struggimenti amorosi ma da più concrete disperazioni esistenziali e economiche.
Ci racconta questa storia Michele Giannone, ex-giornalista, traduttore ed esegeta dell’horror videoludico. Giannone è il co-fondatore di Invader Studios, nata nel 2013 con il progetto di ridisegnare in chiave contemporanea un classico di Capcom, Resident Evil 2. Le immagini di questo remake indipendente furono visualizzate in tutto il mondo da milioni di persone e ne parlarono in termini entusiastici giornalisti e appassionati. Il video su You Tube non sfuggì ai proprietari del titolo che si fecero sentire per telefono durante una giornata d’agosto del 2015. Ma i vertici della Capcom, come ci si sarebbe potuto aspettare con pessimismo, non minacciarono nessuna causa, dimostrarono invece un sentito apprezzamento per il lavoro svolto da Invader Studios. Tuttavia si manifestò un problema, la Capcom stava realizzando, allora segretamente, un remake dello stesso gioco. Quindi Invader Games accantonò il progetto e fu invitata in Giappone dallo storico colosso del videogioco che chiese al team di portare esempi di un nuovo lavoro. C’erano solo due mesi di tempo. Così nacque l’idea di Daymare 1998, un survival-horror ispirato alle leggende del terrore elettronico degli anni ’90. Le prime immagini del gioco piacquero così tanto agli sviluppatori di Osaka che alcuni membri di talento della Capcom decisero di collaborare con Invader Studios, mostri sacri del calibro di Satoshi Nakai, disegnatore delle creature di Resident Evil Code Veronica e recentemente persino Kazuhiro Aoyama, game-director di Resident Evil 3 e game-planner del primo episodio della saga, che ha affermato: «voglio dare a Invader Studios il più possibile del mio sangue ardente! Perché il mio sangue che brucia e la loro passione così intensa reagiscono chimicamente e questo causerà inevitabilmente una sindrome di Daymare».
Dal 15 febbraio Invader Studios ha lanciato una campagna su Kickstarter che a poche ore dalla sua apertura sta già ottenendo promettenti risultati, perché sono moltissimi i giocatori del mondo che sognano un gioco con queste premesse. Abbiamo provato una versione germinale di Daymare 1998, che si svolgerà nei dintorni di una lacustre cittadina americana precipitata nell’orrore. Nel breve segmento, dopo una fase di tesa esplorazione che ha richiesto la risoluzione di un enigma, abbiamo combattuto contro una creatura letale apparentemente invincibile che ci ha eliminato diverse volte. Infine siamo riusciti a sconfiggerla mirando a delle cisterne che una volta colpite hanno riversato acqua sulla creatura, afflosciando la sua pelle coriacea e negando così la sua invulnerabilità. Un segmento dal fascino «antico» e nuovissimo che dimostra l’arte e la potenzalità creativa di questo piccolo team e alimenta il desiderio di vedere il gioco completato, non solo per PC ma per console. C’è il ricordo, evidente, dei primi episodi dei Resident Evil di Capcom che rivivono citati con rispetto e amore per ribadirne il mai obsoleto valore ludico, tuttavia si percepisce una singolarità di concenzione che va molto oltre l’omaggio al genere e dimostra una profonda coscienza autoriale.
C’è una potenza che fa rabbrividire in Daymare 1998, la si percepisce non solo nel segmento giocato ma negli artwork appesi sui muri dello studio e sugli schermi dei computer con i quali ragazze e ragazzi lavorano. Tuttavia non è che una micidiale larva, come un Alien appena nato, un inizio. Daymare può e deve crescere, allora questo Xenomorfo dell’orrore si potrebbe rivelare in tutta la sua maestosa, meravigliosa e terrificante forma mostruosa.