La magistratura frena, il governo fa molta attenzione a non inasprire lo scontro. Al terzo giorno di polemiche seguite alle uscite del nuovo presidente dell’Associazione nazionale magistrati, i toni cominciano a cambiare. La freddezza delle correnti della magistratura associata attorno a Piercamillo Davigo si percepiva già nettamente, ma ieri prima la sinistra delle toghe, Area, poi il centro di Unità per la costituzione hanno provato a riposizionare il vertice del sindacato unitario dei magistrati. Si tratta delle due correnti più grandi nell’Anm, che con i conservatori di Magistratura indipendente hanno saldamente la maggioranza del comitato direttivo centrale e pesano più della neonata corrente di Davigo anche nella giunta unitaria. L’exploit dell’ex componente del pool Mani pulite alle ultime elezioni è stato soprattutto personale.

«Non avevamo dubbi che le affermazioni del presidente Davigo, come da lui stesso opportunamente precisato, non avessero alcun intento di generalizzazione ma si riferissero a specifici fatti accaduti e provati». La nota serale di Francesco Minisci, segretario della giunta unitaria ed esponente di Unicost, è una diplomatica correzione di rotta. Minisci, sostituto della procura antimafia di Roma, è il numero due delle toghe associate ed è stato il secondo più votato tra i magistrati. Precisa che «la linea della giunta» non è stata ancora discussa ma «sarà affrontata nella prossima riunione», mercoledì. Vale a dire che Davigo ha parlato per conto suo. «L’Anm – conclude – sarà un interlocutore rigoroso e determinato, non farà sconti ma non ha nemici». La nota di Area è più netta. Ricorda a Davigo che «il tema del rapporto tra giurisdizione, politica e società civile, e quello certamente centrale della lotta alla corruzione non possono essere affrontati con generalizzazioni che non aiutano a farne comprendere la complessità e la delicatezza, ma finiscono col creare confusione nell’opinione pubblica e sterili contrapposizioni tra la politica e la magistratura».

Il ministro della giustizia Orlando sceglie ancora di non replicare direttamente a Davigo. In un lungo post su facebook scritto da Washington, dove è andato a incontrare la guardasigilli americana Loretta Lynch e soprattutto la Banca Mondiale per perorare i progressi dell’Italia nella giustizia civile, sottolinea come il nostro paese stia risalendo la classifica della capacità di dirimere le controversie commerciali. «Nel civile – scrive Orlando – siamo a oltre metà del percorso annunciato due anni fa, dobbiamo evitare di travolgere tutto tra le polemiche quotidiane, ricercando sinergia e leale collaborazione tra tutti i soggetti della giurisdizione». Parole consuete per il ministro Orlando, capace fin qui di sciogliere regolarmente le tensioni con le toghe. Ma anche il presidente del Consiglio che qualche giorno fa aveva tuonato contro la «barbarie giustizialista», ieri ha cambiato registro. «Il politico rispetta i magistrati e aspetta le sentenze, il magistrato applica la legge e condanna i colpevoli», scrive Renzi nella sua enews. «Io rispetto i magistrati e aspetto le sentenze. le polemiche sono un film già visto per troppi anni».