David Zard, dopo lunga malattia se n’è andato per ascoltare altre musiche. Era originario di Tripoli, dove era nato 75 anni fa, il 6 gennaio, come Adriano Celentano e Paolo Conte. Solo che, nonostante la sua famiglia fosse lì da secoli, le sue origini cominciano a suonare sgradite durante la guerra dei sei giorni, nel 1967 quindi. Già perché quel cognome quasi da fumetto è di origine ebraica. E allora viene in Italia, del resto era italiano. E si affaccia sulla scena dell’organizzazione di concerti.

Il momento è propizio, ma dura poco perché il vento della contestazione musicale soffia devastante. Per tutti gli anni ‘70 i concerti rock sono occasione di confronto duro, spesso di scontro. Da una parte molti giovani rivendicano il fatto che la musica sia di tutti, quindi vogliono entrare gratis ai concerti, dall’altra gli organizzatori che, comunque, devono ottemperare agli impegni economici che si sono assunti. Il risultato è che, spesso, più che la musica, sono gli scontri a catturare l’attenzione dei media.

E per diversi anni è il jazz, più che il rock, a poter essere proposto. Bisogna così arrivare ai primi anni ’80 per riscoprire i grandi concerti e la fame era tale che sono necessari gli stadi per soddisfare questa voglia di rock. Anche perché agli albori quasi naif degli anni ’60 e primi ’70 i gruppi musicali, anche quelli famosissimi, arrivavano con grande semplicità sui palchi, praticamente senza scenografie e con impianti di amplificazione non sempre all’altezza.

Negli ’80 la musica davvero è cambiata, i tour sono diventati sempre più colossali, vagonate di camion, centinaia di persone, investimenti faraonici. E nuovi capricci da parte dei musicisti. In quel contesto Zard organizza felicemente momenti importanti. Firmati da lui sono i concerti dei Genesis, Madonna, Bob Dylan Michael Jackson, Cat Stevens, Lou Reed, Tina Turner, Elton John, Frank Zappa e il ritorno dei Rolling Stones. Non è un lavoro facile, l’ego musicale è grande e spesso la chimica lo amplifica, le richieste di molti esponenti di spicco del rock suonano come autentiche follie.

Giusto per capire citiamo una sua dichiarazione a Alessandro Dall’Orto a proposito di Ike e Tina Turner in tour europeo. «Il contratto è stravagante: pretendono due suite comunicanti, una con la tappezzeria rosa, l’altra color champagne. Sono in programma 50 date, quindi dovrei trovare 50 alberghi così! Li guardo perplesso. Sorridono: “Signor Zard, lei sa che ci sono delle cose che fanno vedere quel che si vuole… “. Li mando a quel paese: avessi voluto fare il pusher non sarei imprenditore». Ecco, questo succedeva e non è detto che non succeda più.

Come si vede, però, Zard non era tipo da farsi mettere i piedi in testa, litiga con Madonna, si inventa mosse promozionali quando gli affari in prevendita non vanno come sperato, soprattutto rivendica il fatto di essere lui a ingaggiare i musicisti e non viceversa. Un cambio di prospettiva importante. Molti sono anche i musicisti italiani con cui ha strettamente collaborato, Baglioni, Nannini, Dalla, Pfm e Cocciante soprattutto che ha segnato il suo grande ritorno con Notre Dame de Paris.

C’è poi un curioso aneddoto che riguarda proprio Lucio Dalla e un trapianto di fegato cui David Zard avrebbe dovuto sottoporsi nel 2006. Lo raccontano Emiliano Liuzzi e Alessandro Ferrucci. Dice Zard «Avevo troppa paura del trapianto, non volevo farlo. Così Lucio Dalla mi portò da un medico di Bologna. Il professore mi disse: “O ti operi o non hai speranze”. Io niente, non lo accettavo. La sera Lucio mi invita nella sua casa di Bologna. Siamo in strada e arriva un tizio lo ferma. E rivolto a me: “Vedi lui? Ha avuto i tuoi stessi problemi. Gli hanno trapiantato il fegato. Raccontagli come è andata”. E il tizio: “Operato quattro settimane fa, e sono già così”. Bene, al funerale di Dalla incontro la stessa persona. La fermo: “Oh, come stai?” E lui: “Bene, perché?”. “Come perché. Il fegato intendo”. La risposta mi ha fulminato: “Ma ancora credi a quella storia. Fu tutta una sceneggiata di Lucio”.»
David Zard lascia la moglie Patrizia e il figlio Clemente, mentre lui adesso probabilmente sta già cercando Lucio per rinfacciargli quell’amabile sceneggiata a fin di bene