In chiusura della Festa del Cinema, a Roma è arrivato David Lynch, già evocato nell’incontro col pubblico da Nanni Moretti che ha raccontato di quando a Cannes 2001 (l’anno in cui La stanza del figlio vinse la palma d’oro) il regista di Strade perdute gli aveva detto: «Un giorno o l’altro ti ammazzerò».

A Roma, dove ha incontrato ieri il pubblico dell’Auditorium, Lynch è stato omaggiato con il premio alla carriera nell’anno in cui il suo film d’esordio, Eraserhead, compie quarant’anni e in cui è uscita la terza stagione di Twin Peaks. «È troppo presto per dire se ce ne sarà un’altra», dice però il regista americano che ha aspettato 25 anni prima di tornare a girare la serie che l’ha reso noto al grande pubblico.

Alla conferenza che anticipa l’incontro serale, a cui partecipano molti fan, Lynch parla a lungo del suo argomento preferito: la meditazione trascendentale che pratica ormai – racconta – da oltre quarant’anni . «Molti pensano che un artista che non soffre possa perdere la sua tensione creativa. Ma quest’idea dell’artista sofferente è solo uno stereotipo, un ideale del romanticismo. Non è necessario soffrire: è necessario comprendere la sofferenza. Se le persone sono depresse a malapena hanno le energie per uscire dal letto, figuriamoci per lavorare. Bisognerebbe invece essere felici, godere di quello che si fa».

E a Roma David Lynch ricorda anche due grandi appena scomparsi: in primo luogo l’amico Harry Dean Stanton – «La persona più innocente e naturale che abbia mai conosciuto nell’ambiente del cinema», e anche l’«amato»David Bowie: «Sono stato molto felice di dirigerlo in Fuoco cammina con me. Lo amavo molto, come tutti d’altronde. Lo avrei voluto anche nella nuova stagione di Twin Peaks, ma lui ha rifiutato. Ci sono rimasto male, ma poi ho capito il perché». La sua I’m Deranged, aggiunge il regista, è stata «la fonte d’ispirazione per tutta la prima parte di Strade perdute». La musica infatti è una delle fonte d’ispirazione principali per Lynch: «Ascoltarla mi fa venire moltissime idee. Per esempio ho scritto l’intera sceneggiatura di Velluto blu ascoltando Shostakovich.

Le sue serie tv preferite, dice poi il regista, sono Breaking Bad e Mad Men: «È grazie alla cable tv – aggiunge interpellato sulla mania hollywoodiana per remake e reboot – se c’è ancora un margine di sperimentazione e libertà creativa: la maggior parte dei film sono un business, quindi si produce ciò che si ritiene in grado di generare guadagni».

Non poteva mancare, anche all’incontro con Lynch, la domanda sugli scandali sessuali che sta travolgendo Hollywood, e al regista di Strade perdute qualcuno chiede se teme che da un giorno all’altro qualcuno possa accusare anche lui. Tra i pochi a non aver perso l’ironia, Lynch risponde: «Stay tuned».