Alfredo D’Attorre, Fassina dice che Renzi fu il capo dei 101 franchi tiratori che affossarono Prodi al Colle. Lo crede anche lei?

Molti pensano che in quell’occasione ci fu lo zampino se non di Renzi almeno di alcuni renziani. Poi in quel voto si saldarono interessi diversi: chi voleva colpire Bersani, chi Prodi.

E Renzi, pure non ostile a Prodi, voleva far saltare Bersani?

Non ho elementi per dirlo. La tesi che circolava all’epoca è che la caduta di Prodi sarebbe stato il colpo di grazia alla segreteria di Bersani. Si racconta che la sera precedente, in una riunione, Renzi avrebbe detto: ’il cavallo azzoppato va abbattuto’. Comunque sia andata, nessuno di noi renderà pan per focaccia. Guardiamo avanti, pensiamo al paese.

Voi della minoranza Pd sarete i nuovi franchi tiratori?

No, semmai siamo franchi interlocutori. Le minoranze, che pure hanno sensibilità diverse, hanno scelto due punti comuni: il rifiuto di una proposta al ribasso sul presidente della Repubblica e l’impegno a incidere per arrivare a un presidente di garanzia, autorevole e autonomo. Perfino l’ambasciatore americano Phillips, che non può essere sospettato di intelligenza con la sinistra Pd, ha detto che all’Italia serve un presidente che se necessario sappia dire no al premier e alla maggioranza.

L’Italicum sta passando con i voti di Forza Italia. È cambiata la maggioranza di governo?

Sull’Italicum c’era la possibilità di trovare una mediazione all’interno del Pd. Prendere i voti di Forza Italia è una precisa scelta. Adesso vedremo se Renzi confermerà questo schema sull’elezione del presidente della Repubblica. Ma se fosse così occorrerebbe una riflessione politica.

Sta chiedendo un congresso?

Ora concentriamoci sul capo dello stato. Ma è ovvio che se tra riforma, legge elettorale e decreti fiscali si determina una collaborazione organica con Berlusconi saremmo in presenza di una nuova maggioranza. Nessuno di noi nel 2013 è stato eletto per fare questo. Anzi Renzi ha stravinto le primarie contro le larghe intese e persino contro il governo Letta perché basato sulle larghe intese. Se ora invece ci porta a una collaborazione strutturale e permanente con Berlusconi è evidente che la linea del congresso è stata cambiata. E che si dovranno trovare le forme democratiche per capire se questa scelta ha il consenso dei nostri iscritti ed elettori.

Sergio Cofferati, fondatore del Pd, ha sbattuto la porta. Bersani accusa Renzi di mettere a rischio l’unità del partito. Non è che l’idea di una scissione, sempre negata, stavolta c’è davvero?

La scelta di Cofferati e soprattutto le reazioni alla sua scelta da parte dei renziani per molti militanti sono state un vero trauma, uno spaesamento, la sensazione di uno sradicamento rispetto alla nostra storia. E oggi siamo di fronte a scelte politiche di fondo per tutti noi. Il Quirinale sarà il primo snodo, poi arriveranno i decreti fiscali e quelli attuativi del jobs act.

A parte Civati che lo dice da tempo, qualcuno di voi è tentato di lasciare il Pd?

Io continuo a pensare che la scissione sia un errore da evitare. Ma è evidente che c’è un pezzo largo della sinistra che non potrebbe accettare la trasformazione del patto del Nazareno nel partito del Nazareno.

Votereste Amato o Finocchiaro al Colle?

Non parlo di nomi. Ma soprattutto penso che sia sbagliato aspettare la quarta votazione. Renzi dovrebbe accelerare la proposta del Pd e dovrebbe avanzarla in tempo utile perché sia valutata da tutte le altre forze sin da subito, dalla prima votazione. Diversamente dà l’idea di cercare l’accordo solo con Berlusconi.

Se il nome che Renzi proporrà non vi piacerà, i riformisti chi proporranno?

In questo caso renderemo esplicito il nostro dissenso e ci comporteremo di conseguenza nel voto. Ma tutto avverrà a viso aperto. Non ci nasconderemo.