Alfredo D’Attore (Mdp), in Sicilia l’asticella delle sinistre si è fermata appena sopra il 6%. Vi aspettavate di meglio, è così?

Date le condizioni, Fava ha ottenuto un risultato più che dignitoso. La sinistra entra nell’assemblea regionale e un pezzo di società siciliana ritrova rappresentanza. Altrimenti si sarebbe dispersa nell’astensionismo. Detto questo, anche il nostro risultato risente del disastro del centrosinistra prodotto dal Pd. Aver cancellato la possibilità di costruire un centrosinistra competitivo ha disperso una parte degli elettori di quel campo.

Fava prende la stessa percentuale del 2012, quando al posto vostro c’era l’Idv.

Era un’era geologica fa, il M5S non era a questi livelli e il Pd non era in queste condizioni. Non si possono fare raffronti.

E il cosiddetto ‘quarto polo’ è arrivato proprio quarto.

Quarto polo è espressione infelice. Autocollocarsi in una posizione di sconfitta e irrilevanza è autolesionismo. Dobbiamo costruire una forza politica autonoma, con un profilo netto, ma che vuole incidere, che non si consegna all’autoreferenzialità.

Ora Renzi fa filtrare l’intenzione di cercare le alleanze, forse anche con voi. Ci credete?

Allo stato i suoi sono solo giochini tattici. Nella realtà va avanti con la stessa arroganza e non consapevolezza della situazione. Avevamo chiesto al Pd di fermarsi prima del sì al Rosatellum, hanno risposto con cinque fiducie al Senato, peraltro su una legge che rende increduli perfino gli esponenti di Fi e Lega, non si capacitano del regalo che il Pd gli ha fatto, una legge disegnata su misura per loro. La sconfitta in Sicilia è verticale, e loro rispondono che tanto lo sapevano già. Se c’è ancora una chance per costruire una proposta credibilmente alternativa alla destra, occorrerebbe che il 5 novembre produca quello che non ha prodotto il 4 dicembre.

Renzi cosa dovrebbe fare?

Nella storia degli ultimi trent’anni non c’è nessun leader che sia sopravvissuto a una tale sequenza di sconfitte. È successo a Berlusconi, che ha un’idea proprietaria del partito, ma non nel nostro campo: da Bersani a Veltroni, da D’Alema a Occhetto perfino arrivando al Pci e a Natta: nessuno è riuscito a far finta di nulla dopo segnali politico-elettorali anche molto meno gravi. E non è finita: se sfidi il nostro elettorato, reagirà sempre peggio. Il Pd dovrebbe fare quello che non ha fatto Renzi negli ultimi tre anni: ascoltare il messaggio che arriva dal voto, capire che una stagione si è conclusa, e con essa le sue politiche. A partire dal jobs act che ne è stato il simbolo. Fra il giudizio degli elettori e l’autonarrazione di Renzi deve contare il primo. Renzi deve fare un passo indietro e consentire che si definisca un altro programma e un altro gruppo dirigente.

Lei, che è di un altro partito, chiede un congresso del Pd?

No, ma se pensano di andare avanti continuando a far finta nulla, auguri.

Accettereste primarie fra Renzi e il vostro futuro leader?

Se non c’è la comune convinzione di voltare pagina, le primarie sono solo un concorso di bellezza su linee inconciliabili. Noi dovremmo innanzitutto condividere la necessità di una proposta nuova a partire dalle questioni sociali: lavoro, scuola, sanità, pensioni. Da lì può nascere una nuova leadership condivisa. Ma senza il primo passo, il secondo non esiste. I meccanismi personalistici non risolvono nulla.

A proposito di leadership, lancerete quella di Grasso?

Intorno alla sua figura ci sarebbe un sostegno molto vasto. Ma deciderà lui se e in quale forma continuare il suo impegno politico. Prima di allora ciascuno deve massimo rispetto al suo ruolo.

Comunque dovrete scegliere un leader prima dello scioglimento delle Camere.

Stiamo facendo un percorso con Sinistra italiana, Possibile, civici e mi auguro ancora anche Campo progressista. Per arrivare a un’assemblea comune, legittimata democraticamente. Quello sarà il luogo in cui prendere decisioni definitive su nome, simbolo programma e leadership. Teniamo aperte le porte. E lavoreremo fino all’ultimo minuto utile perché il Pd possa cambiare orientamento.

Grasso e Pisapia si sono incontrati. Non è che anche Grasso teme l’avvitamento a sinistra?

L’incontro è un segnale positivo. Pisapia ha sempre detto che non avrebbe stretto un accordo con il Pd senza una discontinuità radicale. Del resto anche le ipotesi di lista circolate nelle ultime settimane mi sembrano poco plausibili. Della Vedova e Emma Bonino sull’Europa hanno posizioni più moderate del Pd. La loro proposta più che ‘Forza Europa’ sembra ’Forza Schäuble’.

Ne è sicuro? Parla di Bonino, della proposta ’ero straniero’ firmata da tutta la sinistra?

No, parlo dei temi economici ed europei. Siamo sulla linea del fiscal compact e della lettera Bce del 2011. Ed escluderei che Pisapia sia d’accordo con loro.