Il governo Obama difende a spada tratta il programma di spionaggio messo in campo dall’Agenzia per la sicurezza Usa (Nsa). La Corte suprema degli Stati uniti deve esaminare la prima denuncia contro il vasto piano di intercettazioni illegali, presentata a luglio dall’associazione Electronic Privacy Information Center (Epic). Gli avvocati del governo ritengono però che la Corte non abbia competenza per decidere su questo tema e per ordinare la fine del programma di spionaggio. Secondo Epic, la Nsa è andata ben oltre i compiti che le sono assegnati, compiendo vaste intercettazioni illegali, negli Stati uniti e nel mondo. Epic, cliente della società di telecomunicazioni Usa Verizon afferma anche che il suo traffico telefonico è stato spiato e chiede alla Corte suprema di intervenire. È la prima denuncia di questo genere che viene presentata al supremo tribunale a seguito delle rivelazioni dell’ex consulente Cia Edward Snowden, che ha rivelato lo scandalo del Datagate.
Secondo il Washington Post, uno dei giornali che ha pubblicato i dati dell’ex tecnico della Nsa, l’Agenzia capta e conserva centinaia di milioni di liste di contatti relative alle comunicazioni telefoniche o mail in entrata e in uscita dal paese. Nel 2012, in un solo giorno, la Nsa ha intercettato 444.743 liste di contatto su Yahoo, 82.857 in Facebook, 33.697 su Gmail, e 22.881 su altri fornitori, obbligati – hanno ammesso le grandi compagnie interessate – a fornire i dati in base alle leggi antiterrorismo. E proprio con questo argomento il governo ha fatto pressione sulla Corte suprema perché respinga la denuncia: Epic – ha sostenuto – non avrebbe l’autorità di mettere in causa il Patriot Act attivo dal 2001. Non per niente, il tribunale segreto che supervisiona le questioni di spionaggio (Fisa) accoglie solo denunce del governo Usa o di imprese di comunicazione interessate dal programma. Se la Corte suprema intervenisse – ha detto Donald Verrilli, avvocato del Pentagono – «sarebbe una soluzione estrema e drastica, riservata alle cause veramente straordinarie». Epic ha la possibilità di rispondere al governo Usa prima che la Corte suprema si occupi del fascicolo e decida, a porte chiuse, se accoglierlo o meno.
Anche in Gran Bretagna il governo non digerisce il Datagate, che ha chiamato in causa la responsabilità dei suoi servizi segreti (il Gchq, equivalente della Nsa). Sotto mira, di nuovo il Guardian, che ha pubblicato le inchieste di Glenn Greenwald, il primo giornalista ad aver raccolto le rivelazioni di Snowden. Il premier britannico David Cameron ha auspicato un’inchiesta parlamentare che determini se il quotidiano abbia infranto la legge o messo in pericolo la sicurezza nazionale.
Una minaccia che si aggiunge a una serie di pressioni compiute sul Guardian, obbligato a consegnare i file sul Datagate e attaccato anche da diversi quotidiani conservatori. Per ragioni di sicurezza, Greenwald si è traferito in Brasile, dove sta continuando il suo lavoro sui file di Snowden. Ora ha annunciato che lascia il Guardian per fondare un nuovo media, insieme «ad altri giornalisti che condividono la mia stessa filosofia». A seguito dei suoi articoli, il governo brasiliano ha saputo di essere stato spiato fin nei suoi più alti vertici, politici ed economici. Per il 2014 il Brasile ha annunciato una conferenza internazionale sul tema e ora la commissione del senato vorrebbe fare domande dirette a Snowden, magari in video conferenza. L’ex consulente Cia, che ha ricevuto asilo temporaneo a Mosca, per ora non ha risposto.