Una lettera aperta al Presidente Obama e un sito creato ad hoc, per domandare una «riforma della sorveglianza»: si tratta del documento realizzato dai giganti dell’internet americano – e mondiale – con il quale si chiede una regolamentazione delle tecniche di controllo messe in atto dalla National Security Agency, alla luce dello scandalo Datagate. Con un gesto senza precedenti, Aol, Facebook, Google, Linkedin, Microsoft, Twitter e Yahoo, hanno unito le loro forze per questa richiesta diretta ad Obama e al governo degli Stati Uniti. Tra le varie puntualizzazioni e appelli, non è evidenziata la vera causa di questo gesto: in ballo infatti ci sono montagne di soldi e le recenti prestazioni della Nsa starebbero facendo terra bruciata intorno ai servizi americani, specie all’estero (messi insieme questi giganti hanno un giro d’affari di circa 1,4 trilioni di dollari). I tanti accordi del mercato internazionale e gli accessi alle prestazioni di questi colossi, sarebbero in pericolo a causa della perdita di fiducia dei «clienti»: il rischio è un tracollo economico, causato dalle attività investigative della National Security Agency.
«Siamo consapevoli – hanno scritto i sette leader mondiali dell’internet – che i governi hanno il dovere di proteggere i propri cittadini. Ma le rivelazioni di quest’estate hanno evidenziato l’urgente necessità di riformare le pratiche di sorveglianza dei governi su scala mondiale. L’equilibrio in molti Paesi si è sbilanciato in modo eccessivo in favore dello Stato a discapito dei diritti degli individui, sanciti dalla nostra Costituzione. Questo mina le libertà che tutti noi abbiamo a cuore. È tempo di cambiare». Le richieste in chiaro delle aziende multinazionali sono cinque: limitare l’autorità del governo nel controllo e nell’immagazzinamento di dati, le attività di sorveglianza devono essere sottoposte a leggi chiare e comprensibili e in grado di essere controllate, si richiede una trasparenza effettiva da parte del governo nel gestire queste tecnologie, viene posta la questione del rispetto della libera circolazione delle informazioni e infine si chiede di evitare la creazione dei conflitti con governi stranieri.
In nome della privacy e della libertà dei propri clienti, i giganti dell’internet americano, chiedono all’amministrazione Obama di mettere una pezza alle figuracce internzionali, in modo da consentire il business in giro per il mondo alle aziende nazionali; va notato però che – quanto a controllo e sicurezza dei dati – i vari Facebook, Google e Microsoft, sarebbero i primi a dover mettere in chiaro le proprie modalità di gestione delle informazioni degli utenti (finora taciute) o la collaborazione passata e presente con il governo americano (e non solo, basti pensare a quando Yahoo diede al governo cinesi le mail di alcuni dissidenti), ma in questo momento sono loro ad avere il coltello dalla parte del manico: macinano soldi, sono essenziali per i servizi di sicurezza e gestiscono moli infinite di dati.
Rimane il fatto che la richiesta è di quelle importanti, se è vero, come si sostiene negli ambienti della Silicon Valley, che già cominciano a registrarsi perdite sul mercato mondiale, a causa dello scandalo Datagate. Come sostenuto da Marissa Mayer di Yahoo, «le ultime rivelazioni sulle attività di sorveglianza hanno scosso la fiducia dei nostri utenti, è ora che il governo Usa agisca per restaurare la fiducia dei cittadini in tutto il mondo». Meno Stato, più fiducia, quindi, anche se sarebbe importante, in ugual misura, che chi chiede trasparenza, rendesse pubblica la perdita economica che si suppone sia stata causata dall’ansia di dati della Nsa.
Politicamente parlando, questo appello potrebbe giovare ad Obama, che da tempo sembra voler ristrutturare la Nsa, magari attraverso una sua demilitarizzazione in grado di consentire una gestione meno rischiosa dei dati. Lo scandalo Datagate infatti sembra non avere fine: ieri si è appreso che la Nsa sarebbe stata in grado anche di origliare le conversazioni di chi gioca on line, via Xbox o altri sistemi. Si tratta di una notizia che se può fare sorridere rende ancora una volta l’idea della potenza dei mezzi della National Security Agency, rafforzando l’idea che più della volontà di ottenere informazioni, sia stato messo in atto un vero e proprio esperimento per capire fino a dove ci si poteva spingere. A corollario di tutto questo scandalo, Edward Snowden, la fonte del Datagate, è stato nominato personaggio dell’anno 2013 dal Guardian.