«Si è alzata l’asticella, è come se ci fosse un senso di impunità, come se si fossero persi i freni inibitori e questo non può e non deve essere». Si è mostrata preoccupata la ministra dell’interno aprendo ieri una riunione al Viminale dedicata al contrasto alle crescenti aggressioni ai giornalisti. Gli ultimi casi a Roma di insulti, minacce e tentato furto del telefono ai danni di una giornalista di Rainews24 e di violenza fisica ai danni di un videogiornalista del gruppo Gedi accaduti durante manifestazioni contro il Green Pass e i vaccini sono all’esame della procura che indaga per lesioni.

Lamorgese ha convocato il capo della polizia Giannini, il vice capo Rizzi, il presidente dell’Ordine dei giornalisti Verna e il segretario della Fnsi Lorusso per mettere a fuoco il problema. A partire dai dati che segnano un incremento del 19% delle intimidazioni ai danni di giornalisti nei primi sette mesi del 2021 (123 in cifra assoluta), più della metà delle quali via web.

La ministra ha detto che bisognerà «individuare specifiche misure finalizzate a rafforzare la tutela dagli attacchi mossi sulla rete non solo nei confronti dei giornalisti ma di tutte le categorie più esposte». In concreto si pensa a misure amministrative sul genere del Daspo, cioè l’allontanamento da uno specifico luogo o evento introdotto per gli stadi oltre venti anni fa e successivamente allargato per reprimere fenomeni eterogenei come la corruzione o il disagio urbano.

Al termine della riunione Lorusso ha detto che «l’attività di denuncia e di analisi non basta più», ha chiesto al presidente del Consiglio di convocare «un tavolo prima della prossima aggressione a un giornalista». Perché «il governo e il parlamento devono andare oltre la solidarietà ai cronisti colpiti. Devono impegnarsi ad approvare le proposte di legge ferme da troppo tempo e che riguardano il contrasto alle querele bavaglio, la tutela del lavoro e la lotta al precariato