Nell’ultimo scorcio di campagna elettorale sale la tensione tra i candidati sindaco di Napoli. Martedì negli studi del TgR gli esponenti di Fratelli d’Italia, Marcello Taglialatela, e del centrodestra, il patron di Atitech Gianni Lettieri, si erano scagliati contro l’uscente in corsa per la rielezione, Luigi de Magistris, fino ad arrivare alle offese. Si è trattato del primo faccia a faccia presente il sindaco in carica. E anche l’ultimo, perché l’ex pm ha annunciato che non parteciperà ad altri confronti. Ieri de Magistris ha depositato un esposto alla procura, oggetto i manifesti abusivi affissi nella zona della Stazione centrale nei quali era raffigurato, attraverso un fotomontaggio, con la maglia dell’Inter e definito «bastardo nerazzurro». Nell’esposto sono indicati «con nomi e cognomi» i responsabili «riconducibili a Gianni Lettieri – ha precisato de Magistris -. Anzi uno dei responsabili è candidato a sostegno di Lettieri. Non posso dire, perché non spetta a me, che li abbia mandati Lettieri o che siano gli esecutori di Lettieri, ma sono persone che fanno chiaramente riferimento a lui». L’imprenditore ribatte: «È già pronta una querela per chiunque accosti il mio nome a quei manifesti».

Lettieri era già finito al centro delle polemiche per Domenico Andreozzi, candidato alla VIII municipalità della lista civica Prima Napoli. Rivela Fanpage che Andreozzi, consigliere uscente di Noi Sud, è figlio di Gabriele, soprannominato ’O Tartaro, affiliato al clan Nuvoletta, arrestato lo scorso febbraio per associazione finalizzata al traffico internazionale di droga. Dal comitato di Lettieri fanno sapere che ha ritirato la candidatura ma, in base alle norme, resta comunque votabile ed eleggibile.

Si tratta del terzo caso venuto fuori, dopo le vicende di Vitale e Vincenzo Calone, figlio e nipote di un boss del Rione Traiano, entrambi incensurati, candidati da Ala al comune e alla IX municipalità. E poi, ancora nelle fila dei verdiniani, di Giuseppe Riganato che corre per un posto in consiglio comunale. Ha inserito nei suoi manifesti il volto di Giovanni Di Vincenzo: ex consigliere Pdl di Secondigliano, deceduto all’improvviso per un ictus, cognato del capopiazza della camorra Giuseppe Parisi, detto O’ Nasone, ucciso in un agguato nell’aprile del 2011.

Domani pomeriggio sarà in città Silvio Berlusconi per sostenere “l’uomo del fare” Lettieri, che ha chiesto al ballottaggio l’appoggio degli elettori Pd per mandare a casa de Magistris. Potrebbe tornare in città anche Denis Verdini per organizzare il rush finale di Ala, che a Napoli è in coalizione con la candidata dem Valeria Valente. Dal partito di Renzi nessun appello agli elettori di Forza Italia, piuttosto i verdiniani stanno cercando di imbarcare un pezzo di apparato (e di voto) in libera uscita da Fi.

Nel campo di Valente ci sono tre formidabili macchine da campagna elettorale: il capogruppo del Pd in regione Mario Casillo, proveniente dalla Margherita, con un bacino di voti nelle circoscrizioni Barra-San Giovanni e Fuorigrotta-Bagnoli (quelle in cui il Consiglio di Stato lunedì ha riammesso le liste dem alle municipalità); il senatore di Ala Antonio Milo, forte nel centro storico; il consigliere regionale Michele Schiano di Visconti, passato a marzo da Forza Italia a Scelta civica.

Per sostenere la candidata Pd si è mosso quasi tutto il governo, a cominciare da Renzi. Oggi tocca al ministro Andrea Orlando. Sabato mattina al cinema Filangieri ci sarà la chiamata alle armi del partito locale, finora spaccato e molto poco convinto dell’alleanza con Verdini, decisa a Roma con Valente. Imbarazzo che sarà aumentato ieri, dopo le dichiarazioni del senatore di Ala Vincenzo D’Anna, che ha definito Roberto Saviano una «icona farlocca». Secondo D’Anna, lo scrittore e la senatrice dem Rosaria Capacchione dovrebbero rinunciare alla scorta «e lasciarla a quanti fanno veramente la lotta alla malavita».