Tutto cambia, anche la percezione della felicità. Per esempio: i danesi sanno essere felici o no? Qualche tempo fa l’inglese Shakespeare ci ha messo dal suo, con quel c’è del marcio in Danimarca. Dubbio amletico, forse è anche per questo che qualcuno pensa il contrario.
Poi tutto cambia, in Danimarca ce l’hanno appena ricordato. In nove giorni il loro umore è cambiato radicalmente. Erano terribilmente infelici, sono straordinariamente felici. E hanno appena giocato la più allegra della storia del calcio. L’infelicità era arrivata all’improvviso, quando la festa era appena iniziata, minuto 43 di Danimarca contro Finlandia, gara d’esordio allo stadio Parken di Copenaghen: il malore a Christian Eriksen, stella danese, centrocampista dell’Inter. Terrore, paura, lacrime, dolore, tristezza. Poi le prime notizie, «Chris sta meglio». I suoi compagni tornano subito in campo, perdono con la Finlandia che fa un tiro e un gol. Poi perdono di misura anche con il Belgio che classifiche alla mano è la squadra più forte di questo Europeo ovunque. Fine corsa, magari no, ma intanto c’è la favola della Finlandia da raccontare. E c’è l’amarezza della Danimarca da compatire, tutti stretti tra una Russia che tentenna e un Belgio che deborda.

TUTTO CAMBIA, basta una notte di inizio estate. Accade sempre a Copenaghen, stesso stadio, tutto esaurito, più di trentamila persone, anche qui zero mascherine e un mare di colori: l’azzurro in cielo, il verde del prato e il rosso che è il colore dell’amore e delle maglie. Bisognerebbe fare un’impresa. La Danimarca fa l’impresa. Finisce 4-1. Che sia la serata giusta s’intuisce già dopo i primi due gol danesi, ma tutto cambia quando sul 3-1. Arriva con un tiro spedito da Capo Horn, che sta in Cile, dall’altra parte del mondo, C’è la palla che non vuole entrare, per ultimo ci prova il capitano Kjaer. Poi arriva il meteorite che s’infila nella porta della Russia, lo calcia Andreas Christensen, armadio di legno pregiato, difensore del Chelsea, nella Premier League inglese. Inizia qui la partita più felice del mondo.
È una storia che sarebbe piaciuta a Edoardo Galeano, sempre per restare dall’altra parte del mondo. È il minuto 79 e quel che resta sarà solo una grande festa. I rumori sono indistinti, le immagini nitide. Clic: bambini bellissimi e biondissimi; giovani bionde più delle birre che tengono in mano; baffi che ridono e corna vichinghe che saltano. Festeggiano i calciatori in campo e soprattutto lui, Kasper Hjulmand: non sta più nella pelle e ha la pelle abbronzata dal primo sole del Nord. Il grande freddo è passato, tutto può cambiare. Lo hanno appena certificato le Nazioni Unite, nell’annuale World Happines Report. Hanno detto che due delle prime cinque città più felici del mondo stanno in Danimarca, sono Aarhus e Copenaghen. Gli anni chiesto come si fa, nella salute e nella malattia, quando non si vede il sole o nei terribili giorni della pandemia. Hanno risposto: «Bisogna avere fiducia negli altri». È la vera storia della Danimarca, il secondo Paese più felice al mondo. Il primo è la Finlandia, ma quella era una favola e sta già per salutare la compagnia.