Discariche e baraccopoli appaiono come una tautologia, simbolo plastico delle contraddizioni delle città del sud del mondo dove non c’è slum senza a fianco una montagna di rifiuti. Korogocho non fa eccezione alla regola.

Di fronte alla baraccopoli di Nairobi svetta la collina del Mukuru, la grande montagna di circa 30 acri (121mila metri quadrati) che raccoglie ogni giorno circa 2mila tonnellate di rifiuti: un mix di rifiuti industriali, urbani e persino ospedalieri che dà luogo a livelli di inquinamento fuori da ogni limite e più volte dimostrati da ricerche di enti internazionali come Unep, il Programma Onu per l’ambiente.

Eppure la discarica è sempre lì da 45 anni. Nel 2006 anche l’Italia provò a proporre una linea di intervento che sarebbe dovuta partire da uno studio di fattibilità, ma che svanì a seguito della denuncia di padre Alex Zanotelli per la poca trasparenza dell’operazione (il caso studio di fattibilità fu affidato dal ministero italiano dell’ambiente alla società Eurafrica).

Ora è in corso un progetto di risanamento urbano che evita accuratamente di affrontare il problema. Viene da chiedersi che tipo di miglioramento può avere un quartiere attaccato a una discarica.

Nel 2001, il governo locale aveva dichiarato che il sito non avrebbe potuto più ricevere altra immondizia, sebbene già nel 1996 fosse stato dichiarato «pieno». È il problema delle singolari convergenze che si sono create attorno alla montagna: poveri, mafia e politica.

Tutti «mangiano» grazie alla discarica, tutti hanno interessi, seppur con gradazioni diverse, che i rifiuti continuino ad arrivare. I poveri perché vivono raccogliendo i rifiuti, la mafia perché fa pagare il pizzo a ogni camion che entra per scaricare, i politici perché non hanno soluzioni alternative ed evitano così di farsi carico delle proprie responsabilità. Quindi la discarica ti ammazza, ma allo stesso tempo ti fa mangiare.

Per uscire da questa dannazione all’inizio degli anni Novanta un volontario italiano, Gino Filippini, e i comboniani Alex Zanotelli e Gianni Nobili avviarono un lavoro di coscientizzazione (storico l’incontro con Jeremia, uno dei raccoglitori, che invitò Zanotelli a visitare la discarica), con cooperative e attività di sensibilizzazione che portarono Unep a dimostrare la pericolosità della discarica: i livelli di piombo e cadmio erano rispettivamente di 13.500 ppm e 1.058 ppm, rispetto agli standard di 150 ppm e 5 ppm. Qualcosa lentamente iniziò a muoversi.

Nel 2003 entrò in gioco l’italiana Jacorossi, poi estromessa dal nuovo esecutivo per presunta assenza di due diligence (alcuni consiglieri furono invitati a spese dell’impresa a visitare la gestione dei rifiuti della stessa in Egitto). Si avviò nelle istituzioni una lunghissima fase di pianificazione per il superamento della discarica che portò il consiglio comunale nel 2012 a sancire la necessità di rimuovere la discarica.

Tuttavia, il conflitto tra il consiglio e l’Autorità aeroportuale del Kenya sul trasferimento della discarica a Ruai innescò un contenzioso legale insieme a un ulteriore problema sui certificati di proprietà del sito che la municipalità avrebbe dovuto acquisire. Ora il governatore locale Sonko ha ottenuto i famigerati title deed (titoli di proprietà) e varato un piano da 28 miliardi di scellini, 240 milioni di euro, per la costruzione proprio dentro la discarica di un impianto di riciclaggio dei rifiuti e produzione di biogas che partirà nel mese di dicembre.

«È tempo di ripristinare la gloria di Nairobi: The Green City in The Sun», ha dichiarato. C’è scetticismo e speranza: secondo Edwin Warui, community worker di Dandora, «la strada è veramente in salita, mi pare siano una serie di ‘parole’ già viste troppe volte in questi anni».

«Ma qui – racconta Lucy Adhiambo, nata e cresciuta a Korogocho oggi sarta di professione grazie alle suore comboniane – è solo questione di credere, e devi credere che un giorno la tua vita cambierà, un po’ come per voi avere un’utopia, altrimenti non sopravvivi. Quindi se qualcuno dice che farà un miglioramento ci credi».

Vedendo Mama Naomi risalire la collina della discarica con il suo carico di plastica da cui riceverà 100 ksh (90 centesimi) viene da chiedersi, con Bonhoeffer, se «ci furono mai nella storia uomini con un terreno tanto insicuro sotto i piedi, cui tutte le alternative possibili al loro tempo siano sembrate ugualmente insopportabili, ostili alla vita, insensate; che abbiano dovuto cercare la fonte della loro forza al di là di tali alternative, nel passato e nel futuro; e che però, senza essere per questo dei sognatori, abbiano potuto aspettarsi la vittoria della loro causa con tanta fiducia e tranquillità».