Russia e Stati uniti parlano: ieri funzionari della Difesa dei due paesi hanno discusso in video conferenza di Siria. Nessun riferimento al presidente Assad, al centro dei colloqui c’è stata «la sicurezza dei cieli siriani». Ovvero come evitare scontri tra jet che bombardano lo stesso nemico ma ufficialmente non cooperano. Secondo Ash Carter, segretario alla Difesa Usa, in breve tempo si giungerà a stabilire delle procedure: «Anche se restiamo in disaccordo sulla politica siriana, dovremmo essere in grado di trovare un accordo per garantire la sicurezza dei piloti».

Non sono mancate frecciate contro l’intervento russo a cui Mosca ha risposto per bocca del ministro degli Esteri: Lavrov ha scaricato la responsabilità di un coordinamento strategico e politico su Washington che – dice – continua a non voler discutere la questione centrale, Assad sì o Assad no.

Sul campo il presidente siriano trova nuovo vigore, tanto da lanciare una controffensiva su Aleppo. Proprio Aleppo ha convinto gli Usa a dialogare con Mosca: sarà l’aviazione russa a coprire l’avanzata di Damasco in un’area dove operano anche i jet statunitensi. L’operazione si prospetta di grandi dimensioni e, a livello simbolico, fondamentale per il futuro di Assad che in cielo godrà della copertura russa e a terra di quella di Hezbollah e Iran.

Ieri funzionari militari iraniani, in anonimato, hanno riportato del dispiegamento di 1.500 soldati al fianco dell’esercito governativo. Sono in viaggio verso Hama e Aleppo. Una notizia che giunge insieme ad una serie di foto pubblicate sui social network e che mostrano Qassem Suleimani, leader dell’unità di élite Al Quds delle Guardie Rivoluzionarie di Teheran, discutere con generali iraniani e combattenti libanesi nella provincia di Latakia. Nelle stesse ore una delegazione parlamentare iraniana volava a Damasco.

L’arrivo delle truppe iraniane avrebbe un impatto significativo: dal punto di vista degli equilibri di potere rafforzerebbe ulteriormente l’asse sciita e darebbe vigore al governo di Damasco; in secondo luogo potrebbe definitivamente cancellare le opposizioni moderate dall’ultima città che controllano, seppur solo in parte.

L’intervento di Teheran smuove anche lo Stato Islamico che ieri ha lanciato una serie di attacchi contro gruppi di opposizione rivali proprio ad Aleppo. I miliziani jihadisti avrebbero preso il controllo di due cittadine, Ahras e Tel Jabin, 12 km a nord, per poi essere ricacciati indietro. Se la zona settentrionale della città cadesse in mano all’Isis, i gruppi che operano nel suo centro – al-Nusra, Esercito Libero e milizie moderate minori – perderebbero il controllo delle vie di rifornimento di armi e combattenti.