Concepito per commemorare gli ebrei vittime dello sterminio nazista e per promuovere politiche dei vari Stati contro l’antisemitismo, il Forum mondiale sull’Olocausto ieri a Gerusalemme, nel 75esimo anniversario della liberazione del campo di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa, è stato segnato dal proposito del premier Netanyahu di cogliere l’occasione per consolidare il sostegno internazionale a Israele e le sue posizioni. E dalle polemiche tra Polonia e Israele sul ruolo di Varsavia nella Shoah e lo scontro rovente tra Polonia e Russia sul comportamento dei polacchi durante l’occupazione nazista e dell’Urss all’inizio del secondo conflitto mondiale scatenato da Hitler. Il ruolo preminente di Putin, in Israele in visita ufficiale oltre che per partecipare al Forum, è stato benzina sul fuoco dello scambio di accuse.

 

«Razzismo e antisemitismo sono morbi maligni che demoliscono paesi e popoli, nessuna democrazia e società ne è immune. In nome del popolo ebraico, grazie per la vostra solidarietà, grazie per il vostro impegno per la memoria dell’Olocausto, per i cittadini del mondo che credono nella libertà e la dignità dell’uomo», ha detto il presidente israeliano Rivlin, che ha aperto il Forum al Memoriale della Shoah, Yad Vashem, rivolgendosi a 41 capi di Stato tra i quali il presidente Mattarella, il francese Macron, il tedesco Steinmeier, il re di Spagna Felipe VI e, appunto, Vladimir Putin. «La Terra singhiozza per le atrocità che questa gente ha sofferto», ha aggiunto Rivlin, citando le parole di uno dei soldati dell’Armata Rossa che liberarono il campo. Qualche ora prima Mattarella, incontrando Rivlin, aveva sollecitato il mondo «a non abbassare mai la guardia, l’attenzione e la vigilanza contro l’antisemitismo».

 

Benyamin Netanyahu, come era stato ampiamente anticipato dai media locali, ha puntato il suo intervento in buona parte su temi di politica regionale e internazionale. Ha accusato il mondo di aver abbandonato gli ebrei nel momento in cui stavano affrontando lo sterminio nazista, quindi con un salto di 80 anni è arrivato ai giorni nostri e ha puntato il dito contro l’Iran. «Tutti i governi devono unirsi in uno sforzo vitale contro l’Iran, lo Stato più antisemita del pianeta», ha detto il premier israeliano, affermando subito dopo che il programma nucleare iraniano è una copertura di propositi militari che rappresentano, a suo dire, una minaccia per tutto il mondo (Israele però è l’unico Stato del Medio oriente che possiede, in segreto, bombe atomiche).  Netanyahu ha ringraziato con calore il presidente americano Donald Trump «per aver affrontato i tiranni di Teheran». Il premier israeliano non ha considerato in alcun modo l’opportunità offerta dall’incontro e dalla presenza di tanti leader per, almeno, ipotizzare l’apertura di una nuova pagina nei confronti dei palestinesi sotto occupazione.

 

Dopo di lui il presidente tedesco Steinmeier ha espresso gratitudine per l’invito a partecipare al Forum che ha giudicato un «segno di riconciliazione». Il popolo tedesco, ha affermato Steinmeier, non ha ancora compreso pienamente la lezione degli orrori nazisti. Vladimir Putin è stato accolto con tutti gli onori da Netanyahu, a conferma delle relazioni sempre più strette tra i due e del ruolo di primo piano che Israele riconosce alla Russia nelle vicende regionali. Il presidente russo, assistendo all’inaugurazione a Gerusalemme di un memoriale per i difensori di Leningrado, ha insistito sulla trasmissione della memoria dell’Olocausto alle generazioni future. Quindi ha affermato che i campi di sterminio furono tenuti non solo dai nazisti «ma anche dai loro scagnozzi in vari paesi». Un riferimento indiretto, secondo l’opinione di molti, al ruolo dei polacchi nell’Olocausto che Varsavia nega con forza – anche con leggi approvate dal parlamento – mettendo a dura prova le relazioni con Tel Aviv. Proprio a causa dei dissensi con la Russia e Israele, il presidente polacco Andrzej Duda ha rinunciato a partecipare al Forum. E altrettanto ha fatto il presidente della Lituania Gitanas Nauseda. Varsavia terrà un proprio evento ad Auschwitz il 27 gennaio al quale però Putin non è stato invitato.