Dopo il voto politico di febbraio quasi tutti i giornali erano diventati “grilli parlanti”. Il successo a Cinque Stelle li aveva spiazzati – nessun commentatore e nessun sondaggista era stato in grado di individuare un’avanzata così potente e diffusa – anche perché forse erano convinti che il Pd sarebbe stato il vincitore delle elezioni. E invece ecco la sorpresa. Certo, tv e carta stampata avevano fatto di tutto per montare, nell’opinione pubblica, il Grillo-pensiero: lui, le sue battute, ogni mossa, nuotata e camminata, venivano raccontate con l’enfasi e il rullare di tamburi. Dopo tanto rumore, era abbastanza plausibile un successo come quello registrato dal M5S.

Adesso sta accadendo esattamente il contrario. Dopo una breve sosta sul carro del presunto vincitore, dopo il risultato amministrativo tutti scendono in fretta e senza malcelata compiacenza mettono in risalto il crollo di Grillo. Così va il mondo. Nel giornalismo come in politica. Forse servirebbero un maggiore capacità di analisi, un’attenzione non superficiale ai fenomeni politici e sociali, un uso meno di parte delle opinioni e del voto dei cittadini. I quali, tra l’altro, hanno smentito clamorosamente chi aveva prefigurato una sconfitta amministrativa dello stesso Pd, lacerato da guerriglie interne, agitato dal dibattito precongressuale. E invece Pd e Sel, forse perché hanno scelto bene i candidati locali, si sono affermati in tutto il territorio nazionale, stracciando gli avversari, Pdl e Lega in primo luogo. Alzi la mano il commentatore, il sondaggista che aveva previsto questo risultato. Nessuno può farlo.

La realtà è molto più complessa di quanto si pensi. Anche di quanto noi del manifesto scriviamo e commentiamo ogni giorno. A differenza degli altri giornali però non ci facciamo prendere dai facili entusiasmi, dalle stelle che brillano nel firmamento della politica. A questo proposito stia attento Matteo Renzi, pompato come nemmeno le gomme da formula Uno. Fossimo al suo posto – ma il ragazzo è molto narciso – ci guarderemmo dall’enfasi mediatica che lo sta lanciando alla segreteria del partito, alla presidenza del consiglio e quant’altro. Forse dovrebbe pensare di più alla città di Firenze che all’endorsement di Repubblica. Ci vuole poco per finire come Grillo, prima adulato e poi bastonato…