Hawaii, isole 100% rinnovabili al 2045. Nel 2015 il governo hawaiiano, dopo accese discussioni durate anni, ha approvato l’ambizioso obbiettivo di raggiungere il 100% di elettricità rinnovabile nel 2045. Le difficoltà da superare erano notevoli, ma una politica molto attiva e visionaria accompagnata da un forte coinvolgimento della popolazione ha consentito di mettere in moto il processo. Nello scorso decennio l’elettricità verde è così passata dal 10% al 34%, con alcune isole che hanno sorpassato il 50%.

Alla fine del 2020, c’erano 88 mila sistemi fotovoltaici di privati collegati alle cinque reti insulari, che nell’ultimo anno sono stati quasi tutti abbinati a sistemi di accumulo. La capacità di generazione distribuita e dei progetti solari su scala di rete ha raggiunto i 968 megawatt nel 2020. In totale, sono installati circa 3,7 milioni di pannelli. E nel 2022 chiuderà a Oahu la centrale a carbone da 180 MW, mentre sono previsti tre progetti di impianti eolici off-shore galleggianti. Infine, è stato approvato un impianto di accumulo da 185 MW/565 MWh che sarà sviluppato nell’isola della capitale Honolulu.

Insomma, le Hawaii rappresentano un interessante stimolo per una Sardegna che abbandoni il progetto di metanizzazione dell’isola inizialmente previsto e punti con decisione su rinnovabili ed accumuli.

Olanda, una sentenza fa correre il fotovoltaico. A seguito di una denuncia di alcune associazioni ambientaliste nel 2015 la Corte distrettuale dell’Aia ha ordinato allo Stato di ridurre le proprie emissioni entro la fine del 2020 di almeno il 25% rispetto al 1990. Nel 2018 la Corte d’appello dell’Aia ha confermato questa clamorosa sentenza. Si tratta del primo caso di un tribunale che ordina a uno Stato di ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra. Lo Stato ha sostenuto inizialmente che era impossibile raggiungere l’obiettivo, ma ha poi dovuto rapidamente attivarsi ed i risultati si sono visti.

Entro la fine del 2020, la capacità solare installata cumulativa del paese ha infatti raggiunto i 10 GW. La nuova capacità fotovoltaica lo scorso anno è stata di circa 2,93 GW (quadrupla rispetto alle installazioni in Italia nello stesso anno su una superficie sette volte superiore rispetto a quella olandese). Nei tre anni precedenti l’Olanda aveva già accelerato passando da 0,9 a 1,7 e poi a 2,6 GW.Il ministero olandese degli affari economici e della politica climatica ha infine recentemente dichiarato di aver selezionato nuovi progetti fotovoltaici con una capacità combinata di 3.535 MW. Circa 1.803 MW del totale saranno impiegati in progetti fotovoltaici su tetto, mentre gli impianti fotovoltaici a terra e galleggianti rappresenteranno altri 1.732 MW.

Australia dal carbone al solare. L’Australia è il secondo esportatore mondiale di carbone e questo spiega la timidezza della sua politica climatica. Ma al tempo stesso ha un ottimo potenziale solare ed elevate bollette elettriche, condizioni che hanno favorito la diffusione del fotovoltaico. Ci sono infatti ben tre milioni di impianti che garantiscono la solarizzazione di oltre un quarto di tutti gli edifici.

Visto il basso numero di abitanti, 26 milioni, in pochi anni l’Australia ha raggiunto la più alta potenza fotovoltaica installata per abitante al mondo con 644 W. La Germania è seconda con 589 W/abitante. Analizzando il contributo del fotovoltaico installato alla fine del 2019, l’Australia è risultata al secondo posto con una quota dell’8,7% della domanda elettrica, subito dopo la Germania con il 9,0%.

L’Australia ha installato quasi 4,8 GW nel 2019. Da diversi anni il paese sta vivendo un boom di applicazioni su larga scala insieme a una forte domanda di sistemi fotovoltaici distribuiti. La capacità fotovoltaica totale installata ha raggiunto i 18 GW alla fine del 2020. E, fatto singolare, nel 2019 vi erano ben 284 MW di sistemi off-grid, che alimentano fattorie o case isolate.