Con la sua proverbiale presunzione, pur suffragata dai fatti, Jaco Pastorius era solito presentarsi come «il più grande bassista del mondo». Michael League, leader dei supergruppi Snarky Puppy e Bokanté, braccio destro di David Crosby e abbonato ai Grammy, si accontenta di rasentare il podio: «Penso di essere il quarto miglior bassista dal vivo… il più delle volte!».

Diversamente jazz, plasmato da world music e funk, ha recentemente incantato la Casa del Jazz di Porta Ardeatina assieme a Bill Laurance, altro membro degli Snarky Puppy. Una delle tante versioni di sé, alle quali allude il titolo del suo album, So Many Me, pubblicato da GroundUp, etichetta fondata dallo stesso musicista newyorkese. 

Dal piccolo appartamento spagnolo nel quale ha trascorso il lockdown, Michael ha sublimato l’astinenza live con la scrittura e la pre-produzione, per quello che è a tutti gli effetti il suo esordio solista. 

Storia ormai comune nei presupposti, non altrettanto nei risultati. Suggestioni diverse ponderate in 17 anni di professione e combinate per dar vita a nuovi significati; non soltanto musica, ma anche parole, cui gli eventi impongono un’inedita attenzione alla natura umana, al contatto fisico, ma anche alla dissociazione social e al populismo imperante, tema affrontato nel singolo In Your Mouth. 

Le figure del video di Jep Jorba, avvolte dalla carta fino all’atrofia, simboleggiano odio politico-sociale e disinformazione, mentre il sound rimanda al mix elettro-world del primo Gabriel solista tra armonie vocali, synth, corde etniche e percussioni. 

Guarda invece ai REM di Losing My Religion il video di Right Where I Fall, ballad agli antipodi dello Snarky-style, autoritratto che porta alla luce le pulsioni più intime di un artista capace di disseminare motivi di interesse in tutte le tracce dell’album, da Sentinel Species a Touch Me, fino all’epilogo The Last Friend, con riferimenti incrociati a Tears for Fears e Talking Heads.

Con So Many Me, uno dei più rappresentativi esponenti della scena musicale contemporanea si mette in gioco come interprete e autore a 360 gradi, coniugando musica e versi di assoluto spessore: «In tanti mi hanno detto che non si sarebbero mai aspettati da me testi del genere. È la cosa interessante degli artisti: abbiamo così tanti lati di noi come persone e musicisti che, a seconda della situazione, nascondiamo alcune cose e ne riveliamo altre».