Nella mozione Zingaretti non volano stracci, come è successo invece al vertice di quella di Maurizio Martina (svelate, ma solo in parte, dall’audio sfuggito a Matteo Richetti). Ma non tutto fila liscio verso i gazebo. Da settimane in Puglia cova il malumore verso Michele Emiliano, grande elettore del suo collega laziale. Il presidente pugliese – come gesto distensivo verso gli avversari interni – ha fatto sconvocare le primarie organizzate su misura per farsi già ricandidare alle regionali del 2020. Dovevano tenersi domani, sono rimandate sine die, per ora. Oggi invece a Bari, alla Fiera del Levante, si riunirà un’area di sinistra, l’assemblea “Prima le idee”, alla quale Emiliano non è invitato e non è ospite gradito. Ci sarà invece Massimiliano Smeriglio, coordinatore di Piazza Grande ma anche regista dell’ala sinistra che si prepara a votare, in alcuni casi per la prima volta, ai gazebo del Pd. Per Zingaretti Emiliano è una preoccupazione. E non solo per il malumore della sinistra pugliese. Ieri Carlo Calenda ha twittato il suo fatwa quotidiana. Stavola il veto si è abbattuto proprio su Emiliano, suo antagonista dai tempi della crisi dell’Ilva. «Se Zingaretti farà rientrare Emiliano, farà uscire me. Punto. Sufficientemente chiaro?».

IL RAGIONAMENTO dell’ex ministro in realtà non solo non è chiaro: è decisamente confuso. Emiliano è presidente della Puglia e uomo di peso del Pd regionale di cui è stato anche segretario. Zingaretti tace, ma è chiaro – questo sì – che Calenda è convinto che l’apprezzamento del Pd per il suo manifesto «Siamo Europei» gli conferisca un ruolo da regista per le prossime liste delle europee. Un ruolo che però presto o tardi fatalmente entrerà in rotta di collisione con quello del nuovo segretario.

IERI INTANTO gli altro due candidati alle primarie del 3 marzo, Maurizio Martina e Roberto Giachetti, si sono presentati alla sala Gialla del Lingotto di Torino per stringersi attorno a Matteo Renzi. L’ex premier ha ripreso il tour di lancio del libro «Un’altra strada», interrotto il giorno dell’arresto dei genitori. Dal palco ha giurato di avere «fiducia nella magistratura» ma ha anche ironizzato sul fatto che «la storia dei prossimi anni racconterà che è davvero casuale il fatto che per anni si è costruita una fitta ragnatela di indagini nei confronti del presidente del consiglio e della sua famiglia». E tanto per contestare la mediatizzazione delle indagini sui suoi ha deciso firmare davanti alla platea la sfilza delle querele verso chi ritiene lo abbia diffamato. La prima è per il direttore del Fatto Marco Travaglio.

Al Nazareno c’è chi accredita la tesi che il «ritorno in scena» di Renzi, suo malgrado, possa giovare alle primarie. La sensazione reale è tutta diversa. Ed è chiaro che una bassa affluenza ai gazebo avrebbe come prima conseguenza l’elezione di un segretario debole.

ZINGARETTI LO SA e moltiplica gli sforzi per la mobilitazione anche fuori dal bacino del Pd. L’ala sinistra di Piazza Grande lo ha invitato domani al suo appuntamento nazionale a Roma (dalle 10, spazio Eventi in via Nazionale). Non sarà presente il sindaco Massimo Zedda, impegnato con una coalizione di centrosinistra in una sfida all’ultimo voto alle regionali sarde. Ci sarà però Giuliano Pisapia, in qualche misura primo padre della rinascita del centrosinistra – aveva provato a farlo con molte contraddizioni ai tempi di Renzi, finì in una ritirata ingloriosa.

CI SARÀ anche Giovanni Legnini, autore di un insperato buon piazzamento in Abruzzo con lo stesso modello di coalizione larga e civica. Accanto agli storici delle alleanze ampie Goffredo Bettini e Livia Turco, ci saranno i giovani, come il talentuoso Amedeo Ciaccheri, minisindaco del municipio ottavo di Roma e Marco Furfaro (della rete Futura di Laura Boldrini) e anche giovanissimi che hanno messo in piedi la rete dei comitati in appoggio di Zingaretti (alle primarie possono votare anche i sedicenni). Parlerà il filosofo Giacomo Marramao, invierà un messaggio la scrittrice Dacia Maraini. «Lavoriamo per fare del 3 marzo un evento di popolo capace di accumulare forza per battersi contro il governo e la sua deriva razzista e anti europea», spiega Smeriglio, «c’è bisogno di mettere insieme esperienze, personalità e culture diverse che hanno voglia di rigenerare il campo democratico e costruire l’alternativa di governo».