Al termine della riunione d’emergenza delle Nazioni unite, gli ambasciatori africani hanno redatto un comunicato congiunto in cui hanno condannato «i commenti xenofobi, razzisti e oltraggiosi» di Donald Trump su Paesi da cui provengono molti immigrati negli Usa.

L’Unione africana, che riunisce 55 Paesi del continente, ha manifestato «irritazione, delusione e indignazione per lo spiacevole commento fatto da Trump, che sottolinea il disonore per il famoso credo americano e il rispetto per la diversità e la dignità umana».

L’Ua non si è limitata a chiedere una ritrattazione e delle scuse ufficiali, ma ha anche esternato la propria preoccupazione per la tendenza dell’amministrazione a denigrare l’Africa.

Il commento razzista di Trump sui Paesi «shithole», cessi, non è piaciuto nemmeno al presidente venezuelano Maduro, che si è espresso in solidarietà con Haiti e El Salvador e ha messo in guardia l’America latina: dai commenti razzisti nascono problemi maggiori.

«È importante che l’Alba (Alianza Bolivariana para los Pueblos de América) ratifichi la propria solidarietà con i popoli attaccati da Trump: Haiti, El Salvador, l’America centrale – ha detto Maduro in una riunione del consiglio politico dell’organizzazione a Caracas – perché prima arrivano le parole di disprezzo, poi le minacce e poi si arriva alle azioni».

Non hanno reagito solo i Paesi attaccati. Si è sentita coinvolta anche la Norvegia, additata da The Donald come lo Stato i cui cittadini sono immigrati appetibili e bene accolti. Già la recente visita a Washington del primo ministro norvegese Solberg non era andata senza intoppi: durante la conferenza stampa congiunta, Trump aveva parlato della vendita di «fighters da combattimento F52 e F35» di fabbricazione americana, sconcertando molti ascoltatori, in quanto non esistono caccia da combattimento F52: gli unici F52 sono nel videogioco «Call of Duty: Advanced Warfare».

Helge Ogrim, una giornalista veterana che copre gli Stati uniti per la Norwegian News Agency, ha dichiarato: «Cade in uno schema di linguaggio “nativista” e molto sgradevole, da presidente scarsamente qualificato, se non peggio. Trump sembra apprezzare i commenti sprezzanti sugli altri e lodare se stesso. Questo incidente, subito dopo il suo errore con i fittizi aerei F52, abbassa ulteriormente il rispetto per il suo ufficio e per gli Usa all’estero».

Andreas Wiese, commentatore del giornale che gestisce la Casa della letteratura, centro culturale molto popolare a Oslo, ha riassunto in una dichiarazione l’oltraggio sentito dai suoi compatrioti: «Trump chiama Haiti e i paesi africani ’paesi di merda’ di fronte ai membri del Congresso, e per fare razzismo usa la Norvegia».

Mentre il mondo stava ancora metabolizzando le affermazioni razziste, già un altro fulmine colpiva la Casa bianca. A scagliarlo questa volta è il Wall Street Journal, secondo cui nel 2016 Trump avrebbe pagato 130mila dollari una pornostar, Stephanie Clifford, in arte Stormy Daniels, per convincerla a non rivelare pubblicamente i dettagli riguardanti una relazione avuta dieci anni prima con The Donald. Michael Coen, avvocato personale di Trump ha detto che si tratta solo di «voci che circolano dal 2011» e la Casa Bianca ha pubblicato un comunicato per smentire le accuse,

Secondo il Wsj in una ricostruzione confermata dal direttore di Slate, nel 2006, quando era sposato con Melania da un anno, Trump avrebbe conosciuto Clifford in Nevada e con lei avrebbe avuto una relazione sessuale. Nell’autunno 2016 gli avvocati di Trump si sarebbero accordati con il legale di Clifford per convincerla a non rendere pubblica la relazione e la somma sarebbe passata attraverso la City National Bank di Los Angeles.

Nello stesso periodo Trump, a fine campagna elettorale, si stava difendendo dalle accuse di molestatore sessuale arrivate dopo la diffusione di un fuori onda sul set di Days of Our Lives, dove era impegnato in un cameo e anche in ripetuti commenti volgari sulle donne. Un ennesimo scandalo non gli serviva allora, come oggi.