Novecentoquaranta emendamenti per provare a modificare alla Camera il disegno di legge sulle unioni civili. Non sono i 4.500 che erano stati proposti inizialmente in commissione Giustizia del Senato, ma bastano comunque per provare a rallentare l’iter del ddl Cirinnà rischiando un suo ritorno a palazzo Madama dal quale era uscito a fatica e menomato della stepchild adoption il 25 febbraio scorso grazie a un voto di fiducia e al soccorso arrivato al Pd dai verdiniani. Come annunciato, per scongiurare una possibil terza lettura del provvedimento il partito del premier non ha presentato nessun emendamento. «Il testo uscito dal Senato rappresenta un primo passo contro la discriminazione che una fetta importante di famiglie italiane sono state costrette a subire. Siamo pronti ad ascoltare tutte le posizioni, ma rispediremo al mittente ogni tentativo meramente dilatorio e ostruzionistico», ha spiegato ieri la responsabile diritti del Pd, Micaela Campana.
Finite le audizioni degli esperti, dalla prossima settimana i commissione Giustizia della Camera comincerà la battaglia sugli emendamenti. Anche se i numeri garantiscono al Pd una maggiore serenità rispetto al Senato, non è escluso che anche alla Camera i cattolici del partito possano provare a rendere più difficile l’iter della legge. Degli oltre 900 emendamenti presentati più della metà, 550, provengono dalla Lega, 109 da Idea, il gruppo degli ex Ncd, 28 dal M5S e 18 da Sinistra italiana. A questi ne vanno aggiunti altri 7 presentati a titolo personale dalla dem Michela Marzano in dissenso con il suo partito. Opposti, ovviamente, gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Sinistra italiana chiede l’introduzione del matrimonio egualitario per le persone dello stesso sesso, mentre per i grillini va reintrodotto l’adozione del figlio del partner e l’obbligo di fedeltà per le coppie omosessuali, due punti qualificanti – anche se in maniera diversa – del ddl Cirinnà e sacrificati dal Pd pur di far passare la legge. Ma il M5S interviene anche sul secondo titolo della legge, quello dedicato alla coppie di fatto. «Contiene delle parti aberranti, come l’obbligo di pagare di pagare gli alimenti in caso di separazione», dice il deputato Alfonso Bonafede. «Questa legge lede la libertà delle persone che non vogliono vincolarsi e anziché estendere dei diritti carica le convivenze di nuovi obblighi».
Oltre ai suoi 550 emendamenti, mercoledì il Carroccio ha chiesto che per il ddl sulle unioni civili venga stabilita la cosiddetta «eccezionale rilevanza». Si tratta di una possibilità offerta da regolamento della camera per far saltare i tetto degli emendamenti presentati al testo aumentando i tempi a disposizione delle opposizioni e sulla quale nei prossimi giorni dovrà decidere la presidente Laura Boldrini.
I punti su cui spingerà invece il gruppo di Idea riguardano i presunti richiami al diritto di famiglia che omologherebbero le unioni civili al matrimonio, l’estensione delle reversibilità della pensione anche alle coppie di fatto e modifiche ai contratti di convivenza.
Il Pd punta a far licenziare il testo dalla commissione Giustizia entro due mesi, in modo da arrivare in aula con il testo al massimo entro la fine di maggio. Senza escludere il ricorso ancora una volta il ricorso al voto di fiducia. «L’Italia non può permettersi di perdere questa sfida», dice il deputato dem Alessandro Zan. «Ancora pochi passi e avremo una legge che pone fine alle discriminazioni riconoscendo pari dignità e diritti alla vita familiare delle coppie gay e lesbiche, introducendo anche una regolamentazione delle convivenze di fatto».