Per una misteriosa coincidenza le immagini preziose di Elvira Notari tornano al Filmstudio di Roma dove si videro per la prima volta da quando erano state girate, nel film Registe – dialogando su una lametta di Diana Dell’Erba, dall’8 marzo. Furono riscoperte e offerte come patrimonio comune da Annabella Miscuglio e Rony Daopoulo che idearono nel ’76 «Kinomata», primo festival che rendeva visibile il cinema delle donne, con un programma che comprendeva l’underground, le pioniere, le poche italiane, le registe straniere.

Diana Dell’Erba, giovane regista scopre con oggi questa magnifica pioniera del cinema italiano bloccata dal fascismo nei suoi successi commerciali e per interpretarla sceglie Maria De Medeiros che ha accolto con trasporto il personaggio. Probabilmente la presenza della vera Elvira Notari era piuttosto decisa come un vero capitano d’industria, ma De Medeiros qui le regala la dolcezza della distanza di quasi un secolo e il suo ritorno affettuoso sugli schermi è come un incoraggiamento per le nuove generazioni. Diana Dell’Erba nel suo film incontra le registe che oggi numerose e battagliere operano nel nostro cinema e che in quel lontano ’76 non erano ancora nate o erano bambine. Uniche esponenti della vecchia guardia a parlare sono Lina Wertmuller che mai voleva essere affiancata al «cinema delle donne» lei che aveva passato la sua infanzia a cavallo alla scuola dei d’Inzeo per passare poi nella scuderia di Sergio Leone e Cecilia Mangini il cui nome veniva sempre collegato al marito Lino Dal Frà come a smorzarne il ruolo, tra le prime a indagare nelle pieghe nascoste delle presenze femminili al sud e delle più eclatanti trasformazioni dell’industrializzazione.

Quanta strada è stata fatta da quel lontano ’76 la giovane generazione non può neanche immaginarlo oggi che tante sono le registe, produttrici (professione allora vista con grande meraviglia) e, ancora più sorprendente, direttori della fotografia. Si segnala nel film ancora la scarsa presenza di donne nel settore, ma sono stati fatti giganteschi passi avanti soprattutto nella costruzione di un immaginario che sposta l’accento su tematiche mai affrontate, che raccontano il corpo delle donne senza voyerismo, scoprendo punti nevralgici della realtà mai toccati prima. Così Diana Dell’Erba incontra e si fa raccontare lo stile di lavoro di registe come Francesca Archibugi, prima forse della nuova generazione ad essere presa sul serio dall’universo maschile perché campione di incassi, Francesca Comencini e Wilma Labate il lato militante del nostro cinema, Antonietta De Lillo, poetessa della storia, Roberta Torre che dal lungo lavoro di documentarista sbocciò con il suo stile irridente, e poi, ognuna con il suo dono, Maria Sole Tognazzi, Susanna Nicchiarelli, Donatella Baglivo, Anna Negri, Giada Colagrande, Anne Rita Ciccone, Donatella Maiorca, Cinzia Th Torrini e altre ancora.