Tappa dura, lunga e brumosa: da Mileto a Camigliatello silano sono 225 chilometri a zig-zag per la Calabria. Si costeggia, dapprima, il Tirreno, si vira bruscamente verso lo Jonio all’altezza di Lamezia, e poi, raggiunta Catanzaro, ci si tuffa nell’interno verde in un su e giù continuo per i boschi della Sila; passata Cosenza si comincia l’arrampicata per il valico di Montescuro, ed infine di nuovo la picchiata verso Camigliatello.

Ci accompagna, come sempre quando il Giro attraversa queste zone, Paolo Perri, esperto di ciclismo quanto di lotte contadine. E qui è un continuo, mi racconta. A metà dell’ascesa verso Montescuro si passa da Spezzano, paese natale di fausto Gullo, il comunista “ministro dei contadini” ai tempi dei governi della Liberazione. Speranza suscitate e poi tradite, come da tradizione secolare di questi luoghi scuri. A ricordarceli, i tradimenti e le reazioni a questi, violente e disperate, il fago del soldato, che i corridori incontrano lungo la picchiata finale verso il traguardo. Contadini che avevano ammirato Garibaldi e a lui si erano affidati per la promessa della terra, dopo l’unità si erano fatti briganti, e in quella contrada avevano impiccato un soldato piemontese.

A Carlo Levi dobbiamo un bellissimo diario di viaggio tenuto in queste terre, che ci parla delle baronie che tutto tenevano e disponevano, i Barracco, I Berlingieri, i Gallicchio, del vasto blocco sociale che li sosteneva al potere, delle diffidenze della povera gente anche le rare volte che le loro aspirazioni sembravano venire garantite dallo Stato.

In corsa i big stabiliscono una tregua, la tappa pare fatta apposta per premiare i fuggitivi di giornata. Tra di loro Ganna. Correrà in appoggio a Puccio, compagno di squadra e di fuga, si dice. Già, ma non si fanno i conti col motore straordinario del ragazzo. Tira tutto il giorno il campione piemontese, ma quando i fuggitivi sono raggiunti da De Gendt e Rubio, cui il gruppo aveva dato via libera all’inizio dell’ascesa conclusiva, è lui a scattare sul grugno ai nuovi arrivati e ad involarsi verso il traguardo tra la nebbia.

Arriva quindi solo Ganna, trionfa a braccia alzate e quasi non ci crede. Non diciamo niente di più, ma gli ultimi anni sono tornati a regalare alla strada campioni assoluti provenienti dalla pista.
Fa buio presto qua tra i boschi, e il panorama è sempre quello che affrescava Carlo Levi: “i paesi del bordo silano brillavano alti in cielo, chiudendo coi loro lumi il nero dell’altipiano: uno vicino all’altro, come pecore infreddolite nell’ovile”.