Due appuntamenti internazionali rilevanti, segnati dalle crisi che stanno attraversando il mondo. In Canada, nel Quebec, si attende un G7 dai contorni imbarazzanti, a Bruxelles, al meeting Nato, il tema è sempre lo stesso: come contenere la Russia. Se per il nostro cortile il G7 è l’appuntamento nel quale valutare la presentabilità internazionale del nuovo primo ministro Giuseppe Conte (alle prese con i big del mondo e senza suggeritori nostrani) per il resto del mondo sarà il G7 nel quale Donald Trump sarà contro tutti.

GIÀ MACRON ha riscaldato l’attesa specificando che possono esistere anche accordi senza gli Usa, ma è chiaro che Trump – in un paese che si appresta a colpire i dazi – ha tutte le ragioni per sminuire la rilevanza del summit. Ha specificato, infatti, che questo G7 non è che una perdita tempo: lui è già focalizzato sul summit dei summit, quello storico in programma il 12 giugno a Singapore. In attesa che parta questa vetrina scossa dall’America first trumpiana, a Bruxelles è invece andata in scena la prima giornata della riunione ministeriale dei paesi Nato. Anche in questo caso l’attenzione italiana è rivolta alla neo ministra della Difesa Elisabetta Trenta.

LA NUOVA RESPONSABILE del dicastero che fu di Pinotti, è arrivata a Bruxelles con l’eco delle parole di Conte e del nuovo ministro del lavoro Di Maio: apertura alla Russia, ma ferma alleanza con Nato e Stati uniti.
Dopo aver incontrato la controparte del Montenegro, cui l’Italia assicura «sicurezza area», Trenta ha specificato che Roma ha intenzione di mantenere validi gli obiettivi presi, ma ha chiesto in cambio attenzione sui temi che stanno più a cuore al governo specie alla sua componente leghista: «Oggi su questo tavolo chiedo che si rafforzi la volontà di una Nato più attenta al Mediterraneo, capace di sostenere Italia e Ue sulle sfide che ci troviamo di fronte: lotta al terrorismo e lotta al traffico di esseri umani».

L’OBIETTIVO, secondo fonti vicino alla ministra, «è fare in modo che l’Italia possa continuare a dare il suo contributo anche in un’area di nostro diretto interesse geo-strategico e cruciale per la sicurezza del paese». Il boss della Nato Jens Stoltenberg ha fatto un riferimento all’Italia, sostenendo che va bene un avvicinamento alla Russia, ma che le sanzionui sono fuori discussione.

IL CENTRO DEL VERTICE di Bruxelles, infatti, al di là di questioni tecniche riferite a nuovi strumenti militari in dotazione all’alleanza rimane sempre la Russia. O meglio, la necessità della Nato di arginarla, quando non provocarla, attraverso il rafforzamento della sua presenza militare dove Putin la soffre più, ovvero ai suoi confini e nei paesi Baltici.
Da giorni – infatti – sono in corso le esercitazioni denominate «Sabre Strike», in Polonia e negli stati del Baltico. Come riporta Agenzia Nova, coinvolgeranno circa 18 mila militari provenienti da 19 nazioni. Lo ha riferito il sito dell’emittente radiofonica pubblica Polskie radio, ricordando che le esercitazioni Saber Strike si svolgono su base annuale dal 2010 ( e tra gli stati partecipanti c’è anche l’Italia). In merito, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha dichiarato a Bruxelles che i ministri della Difesa dell’Alleanza dovrebbero decidere di aumentare la concentrazione dei contingenti nell’Europa orientale.

E QUESTO ALLARGAMENTO non sembra avere fine. Ieri anche l’ex repubblica jugoslava di Macedonia ha sostenuto di meritarsi un posto nell’Alleanza. Il ministro della Difesa macedone Radmila Sekerinska, in visita a Bruxelles, ha specificato che «l’adesione alla Nato sarebbe il riconoscimento di tutti i nostri sforzi ed al contempo rafforzerebbe la sicurezza nella regione dei Balcani».
Su indicazione di Stoltenberg, infine, la Nato prevede la necessità di aumentare la capacità di risposta delle truppe entro il 2020: si tratta di 30.000 soldati, 300 aerei e almeno 30 navi da guerra o sottomarini,a integrare l’ex forza di risposta rapida della Nrf (Forza di risposta della Nato). La sede di supporto e di comando dovrebbe essere Ulm, nel Baden-Wuerttemberg, in Germania.