Dalla Lanterna all’Europa, cosa farà la sinistra da grande
Il caso Nella maggioranza del sindaco Marco Doria gli alleati-avversari, 9 consiglieri schierati con Tsipras e 12 con Schulz
Il caso Nella maggioranza del sindaco Marco Doria gli alleati-avversari, 9 consiglieri schierati con Tsipras e 12 con Schulz
«Sulla sinistra europea serve un pensiero lungo e una riflessione sui contenuti.Io, per quel che mi riguarda, non posso che partire dalla mia realtà, la mia esperienza di Genova, a cui resto molto fedele: quella di una persona di sinistra alla guida di uno schieramento di centrosinistra». Il sindaco Marco Doria anticipa così la sua parte nella discussione che si terrà nella sua città, lunedì sera al teatro Modena (alle 20, 30), convocata dalla comunità San Benedetto al Porto (e dal suo instancabile organizzatore Megu Chionetti), che lo scorso 25 aprile ha riunito gli amici sulla tomba di don Gallo, nel giorno della Liberazione. Compagni di lavoro, nell’appuntamento di domani, il manifesto e Radio Popolare. Anche stavolta il luogo è fortemente simbolico: un teatro a rischio chiusura, che resta aperto per la serata grazie alle maestranze. L’occasione è fornita dalla presentazione del libro Post-sinistra, del sociologo Marco Revelli (Laterza-la Repubblica). A discuterne, una panchina lunga dove siederà l’autore insieme al sindaco, al segretario Fiom Maurizio Landini, a Pippo Civati, protagonista dell’opposizione interna al Pd, e ancora Nicola Fratoianni di Sel, Argyrios Panagopoulos, della greca Syriza (ma candidato in Italia, collegio Nord Ovest) e Marianna Pederzolli, la più giovane consigliera della lista Doria.
Si parla di «cosa resta della politica in un mondo globalizzato», per dirla con il sottotitolo del saggio di Revelli. Ma il convitato di pietra, inutile negarlo, è la campagna delle europee e il suo ‘post’. Anche perché Revelli è uno dei ‘garanti’ della lista L’Altra Europa per Tsipras. Genova, poi, è un caso molto speciale. Nella maggioranza del comune sono ben nove i consiglieri schierati con Tsipras: i sei della lista Doria, i due di Sel e l’unico della Federazione della sinistra. ‘Contro’ – in questo caso – gli alleati, i dodici del Pd che invece sostengono alla presidenza della commissione il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, a Genova negli scorsi giorni. La maggioranza genovese, più di altre esperienze analoghe (Cagliari e Milano le più grandi, e cioè dove amministrazioni di coalizione hanno una guida di sinistra, rispettivamente Zedda e Pisapia) racchiude la noce della questione del «post-sinistra», declinata in una vicenda concreta e nelle sue condizioni date. «Con questa esperienza di maggioranza, ma anche con quella della campagna per Tsipras, abbiamo l’occasione, o la necessità, di ripensare forme politiche diverse. Riportando il dialogo sui valori e sul rapporto fra democrazia rappresentativa e partecipativa. Un discorso locale, ma anche europeo», spiega Enrico Pignone, ambientalista, capogruppo della lista Doria. Pignone proviene dai movimenti (No inceneritore, No gronda) e però si interroga «sulla forma che dovrà avere questo ‘post’ che stiamo costruendo. Forse non sarà un partito ma certo dovrà essere una forma organizzata».
I movimenti, appunto. Altro tema specialissimo, nella città di Grillo. Dove lui pure si sente poco in questo periodo, ma il suo M5S ha avuto un exploit alle comunali del 2012 (il candidato Paolo Putti ottenne oltre 32mila voti), e drena sempre nuovi consensi. «Anche perché la speranza rappresentata da Doria non ha dato, fin qui, i segnali sperati», spiega a sua volta Antonio Bruno, della Federazione della sinistra (lato Rifondazione). «Penso alla pubblicizzazione del servizio idrico, al trasporto pubblico e all’alta velocità, con la questione del terzo valico. So bene che non c’è mai stata un’amministrazione più di sinistra di questa. Eppure non ho mai votato così tante volte contro, nemmeno quando ero all’opposizione. E però, d’altro canto, sull’urbanistica siamo riusciti a compattarci». E questo, appunto, è il ‘caso’ Genova. Che tradotto su scala nazionale ripropone il nodo posto all’inizio dallo stesso Doria, quello di chi ragiona su «un progetto» per il post-sinistra, «e si interroga con chi questo progetto va costruito».
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