A Brooklyn Center, vicino Minneapolis, i manifestanti e la polizia si sono nuovamente scontrati durante le manifestazioni scoppiate in seguito alla morte del 20enne afroamericano Daunte Wright. Il ragazzo era stato fermato dalla polizia per un’infrazione stradale e ucciso da un colpo di pistola sparato da un’agente. Il capo della polizia Tim Gannon ha detto che a sparare a Wright è stata Kim Potter, 48 anni, di cui 26 di servizio, e che l’omicidio è stato «un tragico errore»: la poliziotta, ha detto, intendeva usare un taser e non la pistola, ma si è sbagliata.

Questa versione dei fatti non ha convinto le popolazione di Minneapolis. Da Oakland, in California, hanno ricordato il caso del 22enne Oscar Grant, ucciso nel 2009 in una fermata della metropolitana da un poliziotto, Anthony Pirone, che aveva poi affermato di aver scambiato la pistola per il suo taser. Il poliziotto era stato processato e riconosciuto colpevole di omicidio colposo, per il quale aveva scontato 11 mesi di carcere.

La notizia dell’omicidio di Wright ha riportato gli attivisti a riempire nuovamente le piazze di Oakland per ricordare che questa motivazione non deve diventare una linea di difesa regolare per gli omicidi di afroamericani commessi dalla polizia e che questo parallelismo deve serve anche a ricordare quanto poco sia cambiato in tutti questi anni. Ci sono state manifestazioni anche a Washington DC e veglie a New York, mentre la Nba, la Mlb e la Nhl hanno posticipato le partite di Minneapolis

Il sindaco di Brooklyn Center Mike Elliott ha definito la sparatoria avvenuta nella sua città «profondamente tragica» e ha chiesto il licenziamento dell’agente. Elliott, il primo sindaco nero della città, ha annunciato che il consiglio comunale aveva licenziato l’amministratore della città e aveva votato per conferire al suo ufficio «autorità di comando» sulle forze di polizia. Nella serata di ieri lo stesso Elliott ha reso noto che sia l’agente Potter che il capo della polizia Gannon si sono dimessi.

«Faremo tutto il possibile per garantire che venga fatta giustizia e che le nostre comunità siano unite», ha detto Elliott poco dopo una dichiarazione del padre del ragazzo, Aubrey Wright, data all’emittente televisiva Abc: «Mi rifiuto di accettare la spiegazione secondo cui l’agente ha sparato accidentalmente con una pistola invece del suo taser – ha affermato Wright – Non posso accettarlo. Ho perso mio figlio. Non tornerà mai più. Non posso accettarlo. Un errore? Non suona nemmeno bene. Quest’agente è in servizio da 26 anni. Non è una versione plausibile».

Tutto questo succede mentre continua il processo a Derek Chauvin, l’ex agente di polizia di Minneapolis accusato di omicidio per la morte di George Floyd. Per la difesa, Floyd è morto a causa di arresto cardiaco ma ieri, durante la deposizione, un cardiologo ha testimoniato che Floyd è sì morto per arresto cardiopolmonare, ma a seguito di costrizione e asfissia. Questo è il quinto medico ad aver testimoniato al processo a ripetere la stessa versione della causa della morte di Floyd.