«C’è un certo imbarazzo del governo sul caso Regeni perché il presidente del Consiglio aveva indicato Al Sisi un modello, un riferimento sicuro, il nostro migliore amico nella regione. Le dichiarazioni si sono sprecate da questo punto di vista e ora ci troviamo di fronte ad un episodio che certamente non mi è sembrato una grande manifestazione di amicizia e collaborazione». È impietoso, l’ex premier Massimo D’Alema nel commentare lo stato delle relazioni tra il governo italiano e il regime di Al Sisi. Renzi, aggiunge D’Alema, «in qualche modo dovrà reagire».

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«Non so se ritirare gli investigatori o convocare gli ambasciatori, o altro, non voglio entrare nel merito – ha detto ieri – Però è chiaro che il governo deve muoversi ed esercitare una pressione» perché finora sembra che dall’Egitto «si sia cercato di intorbidire le acque, di nascondere i fatti».

Un imbarazzo tangibile anche nel Pd, tanto che la vice segretaria Debora Serracchiani, nell’aderire come presidente della Regione Friuli Venezia Giulia alla campagna di Amnesty, si è limitata a definire i depistaggi degli ultimi giorni «ipotesi agghiaccianti» alle quali «si sovrappongono in modo inquietante le interpretazioni poco chiare se non fuorvianti fornite da taluni ambienti egiziani che non sembrano interessati alla verità».