Se è di malumore per le nuvole scure che vede addensarsi sul Pd, non lo dà a vedere. Anzi Massimo D’Alema si conferma un primattore, raccogliendo applausi a scena aperta. E regalando una battuta fulminante ai militanti democrat che affollano la sala dedicata a Sandro Pertini: “Ho letto che Veltroni dice che Renzi e Letta devono essere come Obama e Hillary Clinton. Mi chiedo chi dei due faccia Hillary…”. Poi però avverte: “La costruzione del partito non può essere portata avanti facendo contemporaneamente il sindaco e preparandosi a fare il candidato premier alle elezioni. Rischiamo di avere un candidato premier in pectore scelto tre anni prima delle elezioni, e un presidente del consiglio in carica dello stesso partito. E’ una operazione carica di ambiguità, e destinata a creare dei problemi”. Come già accadde a cavallo fra il 2007 e il 2008. Quando la nascita del Pd, che Veltroni disegnò come contenitore unico del centrosinistra, provocò la caduta del governo Prodi.

Nell’ora abbondante che lo vede protagonista, D’Alema viene chiamato da Bianca Berlinguer a parlare del dibattito precongressuale nel partito ma anche della situazione politica generale. Visto il monito di Giorgio Napolitano, cui sono seguiti i toni distensivi di Angelino Alfano, sulla necessità di far andare avanti il governo, D’Alema ha buon gioco nel pronosticare che alla fine Berlusconi non staccherà la spina: “Sa bene che sarebbe controproducente anche per lui. E del resto si può fare politica, come faccio io, anche fuori da palazzo Madama”. Quanto alla durata dell’attuale esecutivo, prevale l’ottimismo: “L’idea di fare un altro governo raccogliendo qualche dissidente da una parte o dall’altra non mi sembra ragionevole. Mentre un governo a termine, di scopo, che porti il paese alle elezioni eliminando il porcellum, sarebbe auspicabile”. A tal punto da fargli ipotizzare che, in questo caso, potrebbe arrivare anche il sostegno di Sel.

Invece il barometro segna tempesta, almeno nella sua visione delle cose, in casa Pd. La discesa in campo di Matteo Renzi per la segreteria del partito proprio non lo convince. “Non c’è l’ho con lui – premette – anzi in caso di primarie per decidere chi del Pd farà in candidato premier, non escludo di votarlo. Ma lui fa un errore grave: fa promesse suggestive, ovvero con me si vince, senza tener conto che al congresso si voterà il segretario. Leggo che vuole anche continuare a fare il sindaco di Firenze. Evidentemente non ha idea di cosa vuol dire dirigere un grande partito”. Insomma Renzi, secondo D’Alema, è adatto a ruoli operativi (infatti lo agevolò per la conquista di Palazzo Vecchio, ndr), ma non per guidare un partito dai delicatissimi meccanismi interni. E per giunta da re-innervare, in vista delle prossime stagioni politiche.

Su questo punto, D’Alema tiene la posizione: “Gianni Cuperlo è uomo di grande moralità politica, cultura e qualità umane. Lui e Fabrizio Barca hanno scritto i documenti migliori. Uno che si candida a fare il segretario e ha tutte le qualità per farlo, e annuncia di non volersi candidare a cariche pubbliche, è l’uomo giusto”. Ancora: “E’ insufficiente chiamare la gente a votare solo per scegliere delle persone e mai per decidere sulle grandi questioni che riguardano il paese. Costruire un partito significa lavorare su valori e identità, e costruire nuove forme di partecipazione. Cuperlo potrebbe svolgere questo ruolo nel modo migliore”.

Per finire due battute velenose. La prima ai “nuovi” renziani: “Si può perdere anche un congresso ma non si può perdere la dignità”. La seconda direttamente al rottamatore del Pd: “Con Renzi è lotta impari. Ma noi ci batteremo con le forze meno rumorose di cui disponiamo. Lui ha l’appoggio di tutto l’establishment, dei giornali, delle tv e di molti dirigenti. Lui parla di rivoluzione, ma è come se la presa della Bastiglia fosse stata fatta con il re e le baronesse”. Anche Enrico Letta finirà per sostenerlo: “Certo che lo farà, non può rischiare di perdere il congresso…”. Chiosa finale: “Se si vota nel 2015, e sarebbe ragionevole, fare un congresso nel 2013 per scegliere il segretario del Pd e insieme il premier è demenziale. Bisogna separare il segretario del partito dal candidato premier. Poi da qui al 2015 potrebbe arrivare Nembo Kid”.