Per centinaia di coppie è il provvedimento più atteso, indispensabile per realizzare il sogno di una vita. Da ieri la legge sulle unioni civili diventa infatti operativa a tutti gli effetti grazie al decreto firmato dal ministro degli Interni Angelino Alfano con le indicazioni per i sindaci dei formulari utili per celebrare le nuove unioni e trascrivere i matrimoni contratti all’estero. «Si parte davvero», esulta il senatore del Pd Sergio Lo Giudice, uno dei protagonisti della battaglia parlamentare della legge che finalmente permette all’Italia di mettersi al passo con l’Europa consentendo le unioni tra persone dello stesso sesso .

In otto pagine il decreto allinea 24 formule molto burocratiche che prevedono tutto (o quasi) quello che era possibile prevedere: dalla richiesta di unione tra due persone dello stesso sesso (a patto che i richiedenti, entrambi maggiorenni, non siano già sposati, di non siano stati «interdetti per infermità mentale», che non intercorrano tra di loro rapporti di parentela ma anche – specifica il decreto – di non avere condanne «per omicidio consumato o tentato» nei confronti di un recedente coniuge), alla scelta del cognome da utilizzare e della comunanza o meno dei beni fino allo scioglimento dell’unione. Senza dimenticare il rito per un’unione costituita in «imminente pericolo di vita», eventualità purtroppo reale, come dimostrano alcune cronache recenti. Dovranno presentare la dichiarazione anche i coniugi etero che, in seguito al cambia di sesso di uno dei due, intendano rimanere insieme.

Le formule sono a uso e consumo dei sindaci, ma non solo. Aggirando l’eventualità di possibili obiezioni di coscienza, – già manifestate da alcuni primi cittadini – il consiglio di Stato ha infatti spiegato come la legge 76/2016 preveda la possibilità che a celebrare le unioni sia un pubblico ufficiale.
Mancano adesso solo i decreti attuativi, attesi per la fine dell’anno, ma da ieri non ci sono più ostacoli alle celebrazioni. E la corsa è giù cominciata. Dopo Deborah Piccinini e Elena Vanni, che bruciando i tempi si sono dette reciprocamente sì il 25 luglio a Castel San Pietro, in provincia di Bologna, mercoledì sarà proprio il sindaco del capoluogo emiliano romagnolo Virginio Merola a unire civilmente due donne nella Sala Rossa di Palazzo d’Accursio. Ma in questi giorni le prenotazioni sono fioccate in tutti i comuni italiani.

«Grazie al decreto l’affermazione di un principio di civiltà diventa realtà quotidiana, pratica consueta, abitudine pacifica», commenta il sottosegretario Ivan Scalfarotto (Pd). Facile, a questo punto, per Lo Giudice fare previsioni: «L’estate del 2016 – dice infatti il senatore dem – sarà quella delle coppie lesbiche e gay, delle loro feste felici e dei loro amori finalmente riconosciuti dallo Stato».