Il Movimento 5 stelle viene ancora descritto come fenomeno istantaneo e virtuale, o come una meteora politica. Fatto sta che compie dieci anni. Tanto è passato dal primo V-Day. Migliaia di persone si ritrovarono davanti al palco di Beppe Grillo a Bologna. Grillo riuscì, più di Berlusconi seppure in maniera differente, a mediatizzare la piazza che si radunava attorno al suo palco, dandogli un brand forte, costruendo un evento centrale che dettava le parole d’ordine. Mise letteralmente al lavoro i suoi fan dispersi. Il gigantesco Grande fratello rovesciato che pochi anni prima si era visto all’opera per le strade nel luglio genovese veniva ricentralizzato e ridecodoficato, catturato da uno schema che paradossalmente evocava la rete, la democrazia diretta, la vendetta contro il potere.

A Grillo, in quei giorni, credettero Nicola Biondo e Marco Canestrari, che proprio nel giorno del decimo anniversario del predellino digitale, presentano «Supernova 5 stelle», libro pubblicato online grazie al crowdfounding. Le storie dei fuoriusciti dal M5S rischiano di diventare un sottogenere letterario. Pentiti e i ravveduti sono tantissimi, urlano nei forum digitali, denunciano tradimenti. Tuttavia la maggior parte di essi non è andata oltre le stesse congetture antigrilliste che fino a poco tempo prima fronteggiava alacremente. In una certa misura, Biondo e Canestrari appartengono a questa categoria. Il fatto inedito è che non si tratta di due ex grillini qualsiasi. Biondo, un passato da cronista di giudiziaria, è stato a capo dell’ ufficio comunicazione M5S alla Camera, carica altissima nell’organizzazione piramidale pentastellata, nei mesi dello sbarco a Roma dopo il successo delle politiche.

Ce lo ricordiamo, ai tempi di quando era alle dipendenze del M5S, giurare di non aver mai parlato con Grillo (il che, peraltro, per uno che aveva il suo ruolo, non sarebbe stato esattamente un punto di merito). Marco

Canestrari informatico e blogger, fino al 2010 è stato dipendente della Casaleggio Associati. «Venni arruolato undici anni fa, durante una festa di Italia dei Valori, il partito di Antonio Di Pietro per il quale all’epoca Casaleggio curava la comunicazione».

Per l’azienda milanese fungeva da cinghia di collegamento tra il sito di Beppe Grillo e i MeetUp. Insomma, i due illustri fuoriusciti anche se non hanno in tasca nessuna pistola fumante forniscono alcuni elementi che aiutano a descrivere il quadro della straordinaria ascesa del grillismo.

Dalle loro parole Gianroberto Casaleggio appare come una figura tragica, vittima della sua stessa creatura, consumato dalla politica romana che ha rapito i suoi «ragazzi», assieme alla bulimia di apparire. Descrivono la storia surreale dei parlamentari portati a fare lo sbiancamento dentale. Raccontano di «lezioni di rilassamento per liberarsi dalle insicurezze» e di programmazione neurolinguistica (la pseudoscienza tenuta in grande considerazione dai motivatori aziendali) tenute da Silvia Virgulti, inviata a Roma da Casaleggio e futura fidanzata di Luigi Di Maio. Quando osservate lo sguardo magnetico di Di Battista, inoltre, ricordatevi che tenne dei corsi anche Francesco Cirigliano, uno che sostiene di aver provocato l’orgasmo in una donna con la sola forza dell’ipnosi. «Nonostante tutto lo Gianroberto lo ricordo con affetto – dice Biondo – Non dimenticate il nome che scelse per registrarsi nella clinica milanese nella quale trascorse i suoi ultimi giorni: Gianni Isolato. E isolato ad un certo punto lo era davvero».

Gli uomini in vista del M5S vengono descritti come «la casta degli anti-casta che vuole sostituire la casta». In primis Luigi Di Maio, candidato premier in pectore. Per Biondo, l’aura di leader a Di Maio l’ha conferita Matteo Renzi, che quando divenne presidente del consiglio gli mandò un biglietto per invitarlo a dialogare, toccando la sua ambizione. «Di Maio fu messo in crisi da quella proposta di dialogo, venne da me a cercare aiuto», dice Biondo.

Canestrari dice che lo slogan «Follow the money» non è sufficiente a capire cosa sia il M5S. «Oggi, per pilotare la comunicazione servono molti meno soldi, occorre il know how. Il problema». Così, dicono i due autori, per capire davvero cosa è diventato il M5S non dovete sentire le dichiarazioni, un po’ cucite addosso alla platea di turno, di Di Maio, ma leggere il rumore di fondo che producono i nodi delle loro reti sociali. «Quelle assomigliano alla black propaganda di Russia Today, alla fabbrica dei fake», dice Biondo. Ecco l’altra dibattuta questione: la fascinazione dei grillini per Putin. Nel libro si sostiene che l’uomo di Putin che ha curato i rapporti con il M5S è vicepresidente della commissione esteri della Duma Sergei Zheleznyak. «Lui ha detto che sono pronti a firmare un accordo con il M5S come hanno fatto con Front National e Lega – racconta Biondo – Grillo ha incontrato due volte l’ambasciatore Russo, accompagnato da Di Battista. Almeno fino a qualche anno fa, il M5S era dalla parte di Anna Politkovskaja e delle Pussy Riot».

In finale, chi comanda nel M5S? Per Canestrari, a Grillo rimane solo un potere. Siccome è il proprietario del simbolo «se vuole può premere il pulsante di autodistruzione, è un potere non da poco ma è l’unico, perché fin quando la macchina rimane in piedi lui ha poca possibilità di influire». E chi prevale tra Di Maio e il giovane Casaleggio? «Se Di Maio diventa presidente del consiglio – interviene Biondo – pensate che Casaleggio possa espellerlo?».