È una celebrazione della vita che passa attraverso il cinema, la musica, l’amicizia Alive in France di Abel Ferrara, nei cinema da questa domenica fino al 22 maggio, negli stessi giorni in cui il regista sarà a Cannes con il suo nuovo film, Tommaso, una delle proiezioni speciali del Festival. Ferrara, che vive a Roma da cinque anni, sta anche lavorando al suo prossimo progetto: Syberia, il settimo realizzato insieme all’amico Willem Dafoe, protagonista pure di Tommaso, lavoro autobiografico in cui la moglie e la figlia del protagonista sono interpretate dalla moglie di Abel Ferrara Cristina Chiriac e da sua figlia Anna. Presentato proprio a Cannes nel 2017, Alive in France documenta il tour del regista attraverso la Francia: «La Cinémathèque di Tolosa stava promuovendo una retrospettiva di tutti i miei film che sarebbe passata per diverse città, fra cui anche Parigi dove sono stati presentati al Louvre – racconta Ferrara – È stata chiesta la mia presenza in questo tour, ma io ho risposto che avrei preferito non parlare. Così ho riunito il gruppo di persone che avevano lavorato negli anni alla musica dei miei film – una band formata per l’occasione per esibirsi dal vivo durante le tappe del tour. C’è Joe Delia, il pianista, compositore della maggior parte delle colonne sonore dei miei lavori sin dal 1975: eravamo dei bambini quando abbiamo iniziato a lavorare insieme. Poi c’è Paul Hipp, che è un attore (ha debuttato proprio con China Girl di Ferrara, ndr) e suona anche la chitarra. Non vedevo Joey da 15 anni: il tour è pure una celebrazione del nostro trovarci di nuovo insieme, ognuno con le proprie famiglie».

Nel film lei spiega che le musiche sono state composte da voi per necessità…

Nel mondo del cinema low budget non ci si può permettere di comprare le composizioni di altri: la musica è uno degli elementi più costosi di un film. Non avevamo scelta: se ci fossimo potuti permettere la musica di Dylan sarebbe stato diverso, invece è stata scritta da me e Joey. Ma alla fine si crea un rapporto organico fra film e colonna sonora – per esempio Il cattivo tenente è nato da una canzone, la musica è il punto di partenza di una storia che è poi diventata una sceneggiatura, e infine film.

Cosa ci può dire di «Syberia?»

Abbiamo appena finito le riprese: è girato in Messico – a Mexicali, uno dei posti di confine dove stanno costruendo il muro – a Monaco, in Alto Adige… È un film sui sogni, sull’attraversamento della natura selvaggia.

E riguardo a «Tommaso»?

È la storia di un artista americano che vive a Roma. Ma non nella città in generale, proprio qui (il quartiere scelto anche da Ferrara, ndr): Colle Oppio, piazza Vittorio, una parte di Roma specifica e che non ha niente a che vedere con altri quartieri. Tommaso racconta la sua vita, le sue giornate.

Lei vive a Roma ormai da tempo, e nel suo film «Piazza Vittorio» ci sono i militanti di Casa Pound. Cosa pensa dell’ascesa dell’estrema destra in questa città e delle manifestazioni che ci sono state contro delle famiglie Rom?

Sono buddista, per me pensare di essere migliore di chiunque altro – che sia africano, russo e così via – è follia pura. Lo è credere di essere differenti da qualunque essere umano sul pianeta, di avere diversi bisogni e desideri. La deriva a cui assistiamo in Italia è la stessa del mio paese, gli Stati Uniti, dove c’è un’idea simile di nazionalismo. Bisogna pensare che l’ultima volta in cui si è cominciato a pronunciare parole così – come nazionalismo, appunto – c’è stata la seconda guerra mondiale e sono morte decine di milioni di persone. È successo solo 80 anni fa, per i più giovani potrà sembrare tantissimo tempo ma io, che ho 67 anni, mi rendo conto di quanto sia un evento vicino a noi.