Non stupisce certamente la reazione di Ankara e Instanbul alle parole del papa.

La prima reazione è giunta dall’ambasciata turca presso la Santa sede: papa Francesco subirebbe «l’influenza della narrativa armena». Alla luce delle sue dichiarazioni – hanno scritto i diplomatici turchi – «capiamo che Papa Francesco subisce l’influenza della narrativa armena che persiste nel lasciare un’eredità di ostilità invece di lasciare un’eredità di amicizia e pace alle generazioni future. Respingiamo questo approccio».

Non si tratta delle parole più dure giunte ieri all’indirizzo del papa, anzi. Anche l’opposizione parlamentare e politica turca ha avuto parole di fuoco.

Le parole del Vaticano sono state «provocatorie e distruttive»secondo Faruk Logoglu, dirigente del partito laico e kemalista Chp, la principale forza di opposizione in Turchia. «Il fatto che il Papa ripeta queste cose ancora una volta, senza riferirsi a una fonte o a una decisione di un tribunale non è comprensibile, accettabile o perdonabile», ha detto Logoglu in un comunicato.

Il leader kemalista ha quindi accusato il pontefice di aver fatto ricorso a «un populismo che può avere gravi conseguenze» e ha invitato il governo a non inviare nuovamente a Roma il suo ambasciatore presso la Santa Sede – richiamato ieri ad Ankara – finché Francesco non avrà corretto le sue affermazioni.

Altrettanto dura è stata la presa di posizione dei nazionalisti del partito di opposizione Mhp. Il capogruppo del partito in parlamento, Yusuf Halacoglu, ha rivolto le sue critiche in particolare al governo di Ankara e al presidente Recep Tayyip Erdogan, che nonostante abbia ricevuto il papa come suo primo ospite nel nuovo palazzo presidenziale lo scorso novembre, «non è stato capace di evitare che il Papa rilasciasse dichiarazioni politiche contro la Turchia».

Infine è arrivato anche il giudizio, negativo, del gran mufti turco. Mehmet Gormez, la principale autorità religiosa islamica sunnita turca, si è dichiarato completamente allineato con il governo di Ankara criticando a sua volta il papa per le dichiarazioni sul genocidio armeno a suo parere «senza fondamento» e ispirate da «lobby politiche e ditte di relazioni pubbliche».
Gormez si è detto «preoccupato che lobby politiche e ditte di relazioni pubbliche abbiamo allargato le loro attività alle istituzioni religiose». «Se le società iniziano a interrogarsi sugli errori passati lo stesso Vaticano soffrirà più di chiunque altro».