Bene non è andata, ma le previsioni della vigilia erano così fosche che al Nazareno il sospiro di sollievo è grande, come si trattasse di una vittoria. In mattinata, all’arrivo dei primi dati stabili dagli scrutini delle amministrative, è Paolo Gentiloni a twittare con ironia: «Il Pd deve cambiare da cima a fondo, ma la notizia della sua morte era fortemente esagerata. C’è bisogno di alternativa al governo a guida Salvini». L’ex premier è stato l’unico dirigente davvero richiesto nei comizi dai gruppi dem delle città al voto. In molti pensano a lui come l’uomo-chiave del prossimo congresso Pd. Un congresso che presto potrebbe essere convocato da un’assemblea nazionale, ma per il prossimo autunno.

NEL POMERIGGIO anche il reggente Maurizio Martina convoca i cronisti in sede: «Vogliamo stare con i piedi per terra ma da qui possiamo costruire la nuova stagione del Pd». Parola d’ordine della nuova stagione è «umiltà». La ripete anche Matteo Ricci, il responsabile enti locali. Come dire: l’era post-Renzi è ufficialmente iniziata.

L’EX SEGRETARIO tace con prudenza. Il suo stile è considerato «divisivo» e fra due settimane ci sono i ballottaggi in cui anche le sinistre a sinistra del Pd possono fare la differenza nell’urna. Intanto Martina attacca il ministro Salvini per aver chiuso i porti alla nave Aquarius, carica di migranti. «Un post incredibile, con un hashtag delirante», dice. Anche se il primo a ventilare la chiusura dei porti era stato un anno fa un ministro Pd, Minniti. Subito smentito da un altro ministro Pd, Delrio.

IN VERITÀ ALLE COMUNALI al Pd non è andata bene: il centrosinistra aveva 61 comuni su 111 superiori ai 15mila abitanti al voto, in attesa dei ballottaggi ne ha perso 10 e confermati 9, a differenza del centrodestra che ne ha conquistati 8 e persi solo 3. I 5 stelle sono andati male: di sei amministrazioni ne ha persa una e il resto è al ballottaggio. Insomma il centrosinistra è quello che ha perso di più, ma i dati dell’Istituto Cattaneo spiegano che il tracollo del Pd non c’è stato. A Brescia il sindaco Del Bono è stato riconfermato con il 54 per cento dei voti. A Ancona il Pd torna ad essere il primo partito. E anche a Pisa la paura della Lega ha fatto passare il candidato al secondo turno. Ma a Siena il Pd scivola al 27 per cento, al 15 a Terni. I dati del Cattaneo sono implacabili: il centrodestra avanza omogeneamente su tutto il territorio nazionale, il centrosinistra perde dal 41,7 del 2013 al 34,6 di ieri. Ma guadagna quasi dieci punti rispetto alle politiche del 4 marzo: elezioni non confrontabili, ma il dato è sufficiente almeno a non complicare il quadro clinico del Pd. Che torna ad essere il primo partito in molte città. «Il Pd c’è. Fortemente provato, ferito, a volte smarrito e abbandonato, ma c’è», twitta Roberto Giachetti.

MA QUALE PD C’È? Morto prima di nascere il «fronte repubblicano» lanciato da Carlo Calenda, il prossimo congresso dovrà decidere se la nuova coalizione guarderà più a sinistra o al centro.

MA SE GUARDASSE A SINISTRA, cosa vedrebbe? Per la sinistra a sinistra del Pd il voto di domenica è un certificato di malattia grave, tranne pochissimi casi. Il centro studi elettorale dell’Università Luiss ha calcolato l’assetto con cui la sinistra radicale è andata al voto: su 109 comuni superiori ai 15mila abitanti nella metà dei casi non c’era nulla. In molti degli altri casi c’erano invece più candidati. Rare, dunque, le esperienze unitarie. In attesa dei ballottaggi, il «bottino» degli eletti è veramente scarso: quelli al di fuori delle liste in alleanza con il Pd, sono due consiglieri a Barletta, uno a Pisa, uno ad Ancona, entrambi candidati sindaci di esperienze tendenzialmente unitarie e con buone affermazioni personali e di lista (Auletta e Rubini). Si attendono i risultati del ballottaggio di Messina, dove l’ex sindaco Renato Accorinti non è passato al secondo turno e gli ex Mdp hanno sostenuto il suo avversario del Pd. E gli altri ballottaggi per le liste in appoggio ai dem. Ma il quadro è sconsolante.

ORA I BALLOTTAGGI. Solo Mdp per ora dà indicazione esplicita per i candidati Pd: «In un momento come questo, in cui il governo mostra il volto peggiore nella vicenda Acquarius, dobbiamo dare forza al maggior numero possibile di candidati progressisti, civici e di centrosinistra», dice Roberto Speranza.