All’indomani della tragedia di Lampedusa, papa Francesco, ieri in visita ad Assisi, è tornato a parlare della strage dei migranti. Al mondo «non importa che tanta gente debba fuggire dalla schiavitù, dalla fame, cercando la libertà», ha detto Bergoglio durante l’incontro con i volontari e i poveri assistiti dalla Caritas, nella «sala della spoliazione» del vescovado dove, secondo la tradizione, Francesco d’Assisi si sarebbe spogliato dei suoi abiti, dei suoi beni e della sua condizione sociale per imboccare la via della povertà evangelica. «Con quanto dolore – ha aggiunto –, tante volte, vediamo che trovano la morte, come ieri a Lampedusa: oggi è un giorno di pianto!».

Era attesa la visita di Bergoglio ad Assisi. Per la carica simbolica del luogo e per il fatto che il primo papa ad aver deciso di chiamarsi Francesco si recava nella città natale del «santo dei poveri» a cui ha detto di essersi ispirato nella scelta del nome. E infatti buona parte della stampa da giorni presentava il viaggio di ieri come l’ennesima «svolta» del pontificato, anticipando i contenuti «rivoluzionari» del discorso del papa che non solo non ci sono stati, ma che lo stesso Bergoglio ha bollato come «fantasie».

Papa Francesco ha ribadito molte delle parole che già pronunciate in altre occasioni. Incontrando il personale e i bambini disabili ospitati dall’istituto Serafico, ha criticato la «cultura dello scarto» diffusa nella società, le cui vittime «sono proprio le persone più deboli e più fragili». Quindi l’invito alla politica: «Mettere al centro dell’attenzione le persone più svantaggiate», senza lasciare che siano solo le famiglie a farsene carico.

[do action=”citazione”]il cristiano non può convivere con lo spirito del mondo che ci porta alla vanità, alla prepotenza, all’orgoglio[/do]

Poi l’incontro più atteso, nella sala della spoliazione, durante il quale però le parole, a braccio, di Bergoglio sono sembrate piuttosto generiche: la Chiesa, cioè «tutti i battezzati», deve spogliarsi del «pericolo della mondanità», «il cristiano non può convivere con lo spirito del mondo che ci porta alla vanità, alla prepotenza, all’orgoglio», che è «idolatria», «lebbra, cancro della società». Poi, rivolto ai poveri della Caritas, con cui ha condiviso il pranzo: «Tanti di voi sono stati spogliati da questo mondo selvaggio, che non dà lavoro, non aiuta, a cui non importa se ci sono bambini che muoiono di fame, non importa se tante famiglie non hanno da mangiare, non hanno la dignità di portare pane a casa». E poi il riferimento alla strage di Lampedusa, che però sembra non avere colpevoli se non il «mondo selvaggio». Eppure qualche responsabilità è possibile indicarla. Nelle stesse ore, per esempio, don Luigi Ciotti, fondatore di Libera – che ieri ha promosso «veglie di corresponsabilità» in molte città –, in un messaggio che circola in rete scrive: «Sono morti che devono farci dire basta ai trafficanti di morte, ai venditori di illusioni, a chi anche su queste morti fa propaganda, a chi cerca scorciatoie con leggi che negano diritti, alimentano illegalità e disperazione. L’Italia chieda la convocazione del Consiglio europeo sull’isola di Lampedusa».

Nella messa nella piazza della basilica di San Francesco – c’era anche il premier Letta – Bergoglio ha parlato di «pace» e di «difesa del creato», le “stelle polari” di Francesco d’Assisi: occorre rispettare l’ambiente, ha detto il papa, «senza sperimentare sul creato per distruggerlo». E rispettare «ogni essere umano: cessino i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi», «sentiamo il grido di coloro che piangono, soffrono e muoiono a causa della violenza, del terrorismo o della guerra, in Terra Santa, in Siria, nell’intero Medio Oriente, in tutto il mondo». A fine giornata l’incontro con i giovani a Santa Maria degli Angeli. E la “parola d’ordine” è stata una sola: il matrimonio, «contro la cultura del provvisorio».

Una nota a margine. La questura di Perugia ha bloccato un volantinaggio promosso dall’Uaar (Unione atei e agnostici razionalisti) in cui si biasimava l’atteggiamento di chiusura della Chiesa sui diritti civili (testamento biologico, coppie di fatto, omosessuali). Non sarebbe stato possibile garantire «l’incolumità» di chi avrebbe distribuito i volantini, la motivazione addotta dalla questura per vietare l’iniziativa.