La pur residua “senesità” del Monte dei Paschi appare sempre più una chimera. Il Tesoro italiano chiude ad ogni ipotesi di parziale, ancorché temporanea, nazionalizzazione di Rocca Salimbeni. Anzi la convocazione dell’assemblea straordinaria del 18 luglio prossimo, per la rimozione del tetto del 4% al possesso di azioni per i soci diversi dalla Fondazione Mps, è stata richiesta proprio dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Insomma dal governo delle larghe intese di Enrico Letta, che sarà anche politico e non più “tecnico” come quello di Mario Monti, ma che di fronte alla Ue mantiene l’identico atteggiamento di supina accondiscendenza ai diktat di Bruxelles.

La comunicazione del ministero porta la data del 13 giugno. Lo stesso giorno in cui si riuniva il cda della banca, ufficialmente per dare l’ok al nuovo piano di ristrutturazione – ancora di lacrime e sangue per i lavoratori – atteso dall’Ue per avere il definitivo via libera al prestito pubblico, a carissimo prezzo, di 4 miliardi di Monti Bond. Non ancora soddisfatto di interessi che partono dal 9% di questo 2013 e vanno a salire negli anni successivi, il Mef avverte: «Essendo tenuti ad assicurare il rispetto degli impegni richiesti per Mps dalla Commissione europea», occorre procedere alla convocazione dell’assemblea straordinaria della banca «nel corso del prossimo mese di luglio, per rimuovere il limite di possesso azionario del 4% previsto dall’articolo 9 dello Statuto sociale».

I vertici di Rocca Salimbeni danno ampio spazio alla comunicazione del ministero nella relazione del cda. Anche perché sembra esserci una perfetta sintonia d’azione: «In caso di mancato rispetto degli obblighi assunti – puntualizza subito il Mef – la Commissione europea potrebbe ritenere il predetto intervento finanziario pubblico (cioè i Monti Bond, ndr) non compatibile con il quadro comunitario in materia di aiuti di Stato, e disporne il recupero». Il che vorrebbe dire una montagna di guai per il Monte.

C’è di più. Secondo il tandem Profumo-Viola che guida il terzo gruppo bancario italiano, le prescrizioni di via XX Settembre equivalgono anche ad una licenza di agire come meglio credono. Senza chiedere troppi permessi agli azionisti, Fondazione in primis: «La rimozione di qualsiasi potenziale ostacolo alla realizzazione della predetta operazione di aumento di capitale – segnala infatti il cda – come osservato dalla Banca d’Italia e come confermato dal Mef, viene indotta dalle medesime esigenze di flessibilità che hanno portato Mps ad utilizzare lo strumento dell’aumento di capitale per delega, consentendo di cogliere di volta in volta le opportunità di mercato senza dover ricorrere a nuove autorizzazioni assembleari.

Ciò risulta anche applicabile ad ogni altra operazione di rafforzamento patrimoniale che potrebbe prospettarsi nel prossimo futuro».

In altre parole, al già deciso aumento di capitale di un miliardo nel 2014, potrebbero aggiungersi altre iniziative analoghe. A breve. Da giorni a Siena si parla di una iniezione di un altro miliardo, subito dopo la caduta del vincolo del 4%. Così il cda targato Profumo-Viola segnala: «Si specifica che operazioni differenti rispetto a quelle sino a questo momento deliberate, trarrebbero in ogni caso grande vantaggio dall’eliminazione del limite al possesso azionario, con conseguente aumento della capacità di attrarre potenziali investitori interessati».