Lo squallore di un’Europa fascista rinata dalle ceneri e l’odio seminato da una guerra ormai terminata da più di venti anni sono temperati in questo «Ustav Republike Hrvatske» (La Costituzione della repubblica di Croazia) dallo stile sicuro di Rajko Grlic uno dei nomi di punta del cinema jugoslavo con studi alla Famu di Praga negli anni ’70. La cappa di malessere è espressa talvolta in vari film nei paesi dell’est più toccati dai rigurgiti nazionalisti (come in Ungheria), qui una vasta gamma di intolleranze, razzismi, omofobia, odio, dolore non cancellato, combatte con un senso di umanità che cerca di farsi largo, sostenuto in più dagli strepitosi interpreti (non a caso il film ha ottenuto una quantità di premi ovunque, in Europa e negli Usa dove il regista insegna all’università dell’Ohio).

Il professor Kralj (Nebojsa Glogovac) insegna a Zagabria e di notte va per bar en travesti, Una notte è ferocemente picchiato da un gruppo di ragazzotti e lo soccorre in ospedale l’infermiera che abita nel seminterrato e continua poi a curarlo a casa, e ad assistere anche il padre, vecchio ustascia immobilizzato a letto. In cambio gli chiede di aiutare il marito poliziotto a superare un esame sulla Costituzione croata, un magnifico marchingegno per riflettere su principi fondatori, sul divieto di incitare alla guerra e all’uso della violenza, sull’eguaglianza tra i popoli e la lotta contro ogni forma di intolleranza che invece dilaga ovunque. Dal chiuso delle stanze pregne di malinconici ricordi, si intrecciano interessanti intrecci emotivi, gli scontri non sopiti tra serbi e croati e la fatica per superare le divisioni.