L’entusiasmo arriva a sfiorare l’irriverenza. «Tutti quanti che dicevano che Mattarella non avrebbe mai firmato questo decreto e invece eccolo qui. ’Ciapa lì e porta ca’ si dice a Milano». E poi, parlando dell’incontro avuto mercoledì sera con il capo dello Stato: «L’ho spiegato a Mattarella: rispettiamo la Costituzione, le convenzioni, i trattati internazionali ma non possiamo passare per fessi».

Esulta Matteo Salvini, e lo fa come al solito con un video su Facebook in cui tiene in mano il decreto sicurezza e immigrazione firmato poco prima dal presidente della Repubblica. Certo, Mattarella ha allegato al provvedimento una lettera al premier Conte nella quale ricorda la necessità di rispettare «gli obblighi costituzionali e internazionali» previsti dalla Carta, e in particolare dall’articolo 10 che riguarda i rifugiati e i profughi. Ma la sostanza è che dopo tre giorni passati a esaminare il provvedimento, sembra che al Colle si sia preferito un compromesso ai rischi di un possibile scontro istituzionale. Compromesso che soddisfa più di tutti il ministro leghista e rimanda di fatto eventuali rilievi a un probabile ricorso alla Consulta. Il decreto può quindi passare all’esame del Senato. «Mi auguro che dalle parti di Palazzo Chigi e del Viminale leggano bene la lettera di Mattarella», dice il segretario del Pd Maurizio Martina. Al quale indirettamente risponde lo stesso Salvini: «Io voglio rispettare tutti gli articoli della Costituzione, dal primo all’ultimo. Prima gli italiani, però, è mio dovere rispondere alle vostre richieste e ai vostri diritti, che mi pagate».

Il titolare del Viminale ha buoni motivi per essere soddisfatto. Dal suo punto di vista il decreto è infatti cambiato pochissimo lasciando pressoché inalterati tutti i punti più controversi. Non a caso a sera fonti vicine al ministro fanno notare come «il decreto sia rimasto intatto, senza arretramenti rispetto agli obiettivi iniziali. E’ quello che avevamo assicurato».

E’ così per l’articolo 10 , uno di quelli sui quali i dubbi del Quirinale si erano manifestati in maniera più forte. La misura riguarda l’espulsione del richiedente asilo che commette reati. Nella prima versione bastava una denuncia o una condanna anche non definitiva perché venisse accompagnato alla frontiera. Nell’ultima, si prevede l’avvio di una procedura d’urgenza per l’esame della richiesta di protezione internazionale ma in caso di rigetto della domanda «il richiedente ha in ogni caso l’obbligo di lasciare il territorio nazionale» anche se presenta ricorso. Una formula che non tiene conto della presunzione di innocenza dell’imputato fino a sentenza definitiva né delle Convenzioni internazionali che vietano l’espulsione dei rifugiati se non dopo una sentenza definitiva per aver commesso reati gravi. Comprensibile, quindi, l’entusiasmo del leghista, che infatti canta vittoria: «Per quei migranti che saranno beccati a spacciare, a stuprare, a scippare si convoca subito la commissione prefettizia e poi a casa», esulta su Facebook.

Via anche la protezione umanitaria, il cui riconoscimento viene ridotto a pochi casi eccezionali mentre resta la possibilità di revocare la cittadinanza a dopo una condanna definitiva per reati legati al terrorismo: «Qualche fenomeno dice che così ci sono cittadini di serie A e serie B. sarà, ma se sei terrorista io non ti lascio la cittadinanza italiana», commenta Salvini.

Tre le altre disposizioni resta la possibilità di prolungare fino a sei mesi il trattenimento di un migrante nei Centri per i rimpatri e, sempre fino sei mesi, dei richiedenti asilo che si trovano negli hotspot in attesa di essere identificati. Confermato inoltre la possibilità di trattenere i migranti destinati all’espulsione in apposti luoghi all’interno degli aeroporti di maggiore rilevanza come Bologna, Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Torino e Venezia .
Adesso la parola passa al parlamento, a cominciare dal Senato dove il decreto è atteso la prossima settimana. Nonostante Mattarella abbia cercato di mettere dei paletti con la lettera inviata a Conte, Salvini ha già messo le mani avanti: «Potranno esserci delle migliorie , ma non mollo di un millimetro», ha avvertito. «Non tornerò indietro su espulsioni, cittadinanza e permessi umanitari».