«Vi annunciamo la buona notizia dell’espansione del Califfato in Africa occidentale, perché abbiamo accettato la proposta di alleanza da parte dei nostri fratelli sunniti di Boko Haram». A parlare è Mohammed al Adnani, presunto portavoce dello Stato islamico, in un messaggio audio di risposta a quello, diffuso sabato scorso, in cui il leader dell’organizzazione jihadista nigeriana Abubakar Shekau formulava appunto la proposta di «gemellaggio».

Secondo le autorità militari nigeriane il messaggio di Boko Haram dimostrava in realtà le difficoltà in cui i miliziani si troverebbero sotto l’offensiva congiunta delle forze nigeriane, ciadiane, cemerunesi e nigerine, oltre a un numero imprecisato di mercenari e mezzi di provenienza sudafricana che sta già provocando polemiche e grattacapi a Pretoria.

Il presidente nigeriano Goodluck Jonathan all’inizio della settimana aveva denunciato un flusso crescente di combattenti di Boko Haram verso i campi di addestramento dell’Isis. Ma il suo esercito ha intensificato solo negli ultimi tempi gli sforzi, sotto la pressione delle critiche internazionali e mentre l’Unione africana votava la costituzione di un forza inter-africana allo scopo di contrastare l’espansionismo territoriale dei jihadisti, per riconquistare le città finite sotto il controllo degli insurgenti silamisti nel nord-est del paese. Le elezioni presidenziali in Nigeria sono state rimandate di sei settimane – si voterà il 28 marzo – ufficialmente proprio per dare il tempo ai militari di venire a capo della minaccia jihadista.