In Perù, il presidente Ollanta Humala ha respinto ogni coinvolgimento nello scandalo che sta scuotendo il Brasile: quello del “Lava Jato”, che riguarda le tangenti pagate dalla più importante impresa di costruzioni dell’America latina, la Odebrecht, ad alcuni governi per la costruzione di grandi opere.

Secondo gli inquirenti brasiliani, i vertici della petrolifera di stato Petrobras, designati dai partiti politici, hanno partecipato a un gigantesco affare di corruzione, tangenti, lavaggio di denaro sporco e distrazione di fondi che, per 10 anni, ha interessato grandi costruttori, intermediari e uomini di stato. I presidenti della Odebrecht sono in carcere e dalle loro dichiarazioni si sta sviluppando un’inchiesta dai toni politici di cui le forze conservatrici si servono per attaccare la presidente Dilma Rousseff e il suo predecessore Lula da Silva.

Nell’ambito dell’indagine, la settimana scorsa è stato arrestato João Santana, ideatore delle campagne elettorali di molti presidenti (anche quella di Humala). Le sue dichiarazioni avrebbero ricondotto alle tangenti della Odebrecht. E il Perù si avvia alle elezioni di aprile all’ombra di un altro disastro ambientale prodotto da una fuoriuscita di petrolio in Amazzonia.