I licei, come gli istituti tecnico-professionali, sono rimasti aperti da novembre quando il governo e i presidenti delle regioni li hanno chiusi mettendo docenti e studenti in didattica a distanza (Dad) da casa. Il Dpcm del 4 novembre, tutt’ora valido fino al prossimo 7 gennaio quando si dovrebbe tornare a fare lezione al 75%, ha previsto alcune eccezioni che riguardano le attività laboratoriali degli studenti da realizzare a turnazione, i figli del personale sanitario impiegato nella lotta contro il Covid e gli studenti disabili per i quali è stata prevista la presenza nelle aule insieme ai docenti di sostegno.

L’obbligo di garantire l’«inclusione scolastica» e mantenere la «relazione educativa» con gli studenti che non sempre possono usare la mascherina ha creato tra i docenti disagio e scoramento sia per il timore di restare contagiati sia per la preoccupazione di non potere garantire un’effettiva inclusione in un momento inedito per la storia della scuola italiana. I problemi sono aumentati perché ogni scuola, e ogni regione, hanno applicato diversamente le indicazioni ministeriali.

Anche in Toscana il problema è stato posto al provveditorato. Da fine novembre sono partiti incontri online a cui sono stati invitati i dirigenti scolastici e i docenti-referenti delle scuole chiamati «middle management» con il linguaggio aziendalista importato nella scuola dalla riforma Berlinguer-Zecchino di vent’anni fa. Il 15 dicembre è prevista una riunione generale online alla quale parteciperanno i docenti, i dirigenti e l’ufficio generale scolastico dove si farà il punto. Quanto ai docenti chi è stato impegnato nella nuova attività cerca di fare un’analisi «della nuova complessità del reale». «In questa situazione il diritto al lavoro, quello alla salute e all’istruzione rischiano di non andare d’accordo – racconta una docente – E poi c’è lo spirito di servizio, particolarmente forte in questo tipo di lavoro didattico, che spinge a prendersi cura e ci espone a rischi che altri non corrono. I ragazzi con i quali lavoriamo oggi sono sereni dopo un momento di spaesamento nelle scuole vuote. Lì dove siamo riusciti a creare attività di laboratorio stiamo iniziando a raccogliere i primi frutti in un periodo eccezionale che speriamo finisca dopo il 7 gennaio.

Tutto questo è avvenuto nonostante la contraddizione di un decreto che ha detto di stare a casa e allo stesso tempo ha previsto eccezioni per varie categorie che in alcuni casi possono essere numerose. Ci sono scuole che hanno fino a 300 alunni Bes, ad esempio. Il fatto che da noi in Toscana la regione sia intervenuta non toglie che in altre si sia lasciato tutto all’improvvisazione. Ci auguriamo che nei licei dove sono partite, e sperimentazioni non finiscano alla ripresa e continuino. Non vogliamo rinunciare a questa esperienza fatta fino ad ora». In questi lunghi giorni nessuno, fino ad ora, è stato contagiato. Anche in condizioni limite la scuola è rimasta un luogo sicuro. ro. ci.