Considerando la massiccia penetrazione di anime e manga avvenuta nel nostro paese negli ultimi trenta/quaranta anni, è abbastanza curioso che il fumetto giapponese più longevo, ancora in corso di pubblicazione, ed uno di quelli che cumulativamente ha venduto di più non sia praticamente quasi mai stato tradotto in italiano. Golgo 13, di questo lavoro stiamo infatti parlando, è una serie di manga, più precisamente si tratta di gekiga, fumetti dal tono più serio e adulto, scritti ed illustrati da Takao Saito e che raccontano le vicende di un killer professionista conosciuto come Duke Golgo.

La prima storia fu pubblicata nel mensile Big Magazine nell’ottobre del 1968 e gli eventi celebrativi che molto probabilmente punteggeranno il 2018 per il cinquantenario sono già cominciati. A Osaka infatti è in corso una mostra, «Takao Saito: Golgo 13», dedicata al personaggio ed al suo autore che include disegni originali dalla serie, alcuni modelli delle pistole e dei fucili usati dal protagonista nelle storie e fotografie che descrivono il processo di produzione del fumetto, un meccanismo quasi perfetto ed uno dei motivi che lo ha fatto andare avanti per mezzo secolo. Continuare a sfornare nuove vicende per cinquant’anni è infatti una vera e propria impresa, anche se non si tratta di un’unica lunga narrazione ma di storie autoconclusive o che al massimo si dipanano per alcuni numeri.

Uno dei punti forti di Golgo 13 è sicuramente la caratterizzazione del personaggio, solitario e misterioso, un vero killer professionista che non guarda in faccia nessuno, ma soprattutto la capacità che ha avuto Saito di adattare le storie alla situazione storica del momento. Anche se l’autore ha più volte dichiarato che uno dei suoi segreti è stato quello di non inseguire le mode del momento, è indubbio che Saito, un po’ alla James Bond a seconda del periodo, ha spesso cambiato la situazione geopolitica in cui ambientare le storie. Restando però fedele alle atmosfere e al carattere del personaggio, elementi che molto probabilmente sono stati influenzati non poco dai personaggi solitari e spietati dei film noir, e soprattutto dai capolavori di Jean-Pierre Melville che proprio negli anni sessanta arrivarono ed acquistarono notorietà nell’arcipelago.

Come si diceva in apertura, nel nostro Paese il fumetto di Golgo 13 è arrivato solo parzialmente nel biennio 2014-15, quando alcune storie furono tradotte dalla J-Pop, mentre è forse più conosciuta la versione animata diretta da Osamu Dezaki nel 1983, Golgo 13: il professionista, piccolo capolavoro animato dove Dezaki dà libero sfogo a tutta la sua poetica ed alla sua visione estetizzante del mondo del sicario.

Del personaggio inventato da Saito, esistono anche altri due lungometraggi non animati, Golgo 13: Assignment Kowloon, uscito nelle sale giapponesi nel 1977 con Sonny Chiba, all’epoca un voto assai popolare nel cinema di genere, e Golgo 13 del 1973 con Ken Takakura, scelta perfetta, quest’ultimo decisamente il più riuscito dei due.
Saito, che oggi ha ottantun’anni, ha spesso dichiarato che Golgo non gli appartiene più, essendo ormai il personaggio dei lettori, la maggior parte dei quali di sesso maschile, che in tutti questi decenni lo hanno amato e ne hanno seguito le vicende.
Un atteggiamento artisticamente molto aperto e moderno da parte dell’artista che ha anche più volte dichiarato come l’unica cosa che ritenga ancora sua del personaggio sia la fine, ancora di là da venire ma che Saito ha già in testa fin da quando disegnò Duke Golgo per la prima volta nel 1968.

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